Chi ha creato una società di comodo per risparmiare sulle tasse potrà scioglierla con facilità, senza rischiare sanzioni e pagando un’aliquota ridotta. A prevederlo è un articolo della legge di Stabilità, che smonta le norme severe introdotte dal governo Monti sugli immobili e le altre attività intestati a “scatole vuote”. Di fatto si tratta di un mini condono. I cui obiettivi sono spiegati senza giri di parole nella relazione illustrativa: offrire una “via d’uscita a coloro che avevano intestato immobili o beni mobili registrati alle società” può secondo l’esecutivo Renzi “portare nuova linfa a un mercato”, quello immobiliare, che “ad oggi versa in una situazione piuttosto stagnante” e al tempo stesso “consentire allo Stato un rapido incasso“. Per quanto “in misura ridotta rispetto alle plusvalenze che sarebbero state tassate in assenza della norma agevolativa“. I tecnici stimano infatti il maggior gettito che potrebbe entrare nelle casse dell’Erario l’anno prossimo in 49 milioni di euro, ma rilevano anche che, a fronte di questo una tantum, negli anni successivi gli introiti di Ires, Irpef e Irap calerebbero di circa 50 milioni a causa delle “mancate plusvalenze imponibili”.

Un passo indietro: la “manovra d’estate” varata da Mario Monti nell’agosto 2011 ha stabilito che le società non operative (si presume lo siano quelle in perdita sistematica che non vengono chiuse) fossero soggette a un’aliquota Ires maggiorata: il 38% invece del 27,5% standard. In più ha disposto che se i soci o i loro familiari utilizzano i beni intestati alla società, questi devono essere riconosciuti come “produttivi di reddito nei riguardi dell’utilizzatore stesso” e di conseguenza tassati.

Un quadro normativo “piuttosto duro“, rileva l’articolo 9 della relazione illustrativa, “e comunque recentemente molto inasprito nei confronti di coloro che utilizzano impropriamente la struttura societaria per intestare immobili che invece siano di utilizzo personale o familiare”. Durezza peraltro giustificata, riconosce il governo, visto che “la società poteva ritenersi uno schermo per godere di una tassazione più favorevole approfittando dell’aliquota Ires, fissa, rispetto alla proporzionalità della tassazione Irpef“. Tuttavia quelle “disposizioni così stringenti” non sono state accompagnate da “provvedimenti che potessero consentire ai soggetti interessati di poter regolarizzare la propria posizione”.

Di qui, appunto, la decisione di Renzi e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan di offrire una “via di uscita a condizioni fiscali meno onerose di quelle ordinariamente previste”. In particolare, sugli immobili e sulle altre attività che le società di comodo, entro il 30 settembre 2016, assegneranno o cederanno ai soci, sarà applicata al posto dell’Irpef e dell’Irap un’aliquota sostitutiva dell’8%, che sale al 10,5% se la “scatola” è considerata non operativa in almeno due dei tre periodi di imposta precedenti. Il dovuto andrà versato in due tranche, la prima entro il 30 novembre 2016 e la seconda entro il 16 giugno 2017. Non solo: “al fine di rilanciare il mercato immobiliare”, l’aliquota dell’imposta di registro applicabile sulle cessioni sarà dimezzata.

Per giustificare questa marcia indietro, il governo aggiunge che “in assenza di agevolazioni giudicate appetibili, vista la situazione poco favorevole del mercato immobiliare, probabilmente gran parte delle società cui è rivolta la norma non procederebbero ad alcuna vendita, ma manterrebbero gli immobili non strumentali all’interno del proprio patrimonio in attesa di tempi migliori. In questo caso, quindi, non si realizzerebbe nessuna plusvalenza e quindi nessuna tassazione, che invece la norma in esame intende conseguire”.

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