Tanto lo hanno invocato che alla fine è successo, ma le facce in molti casi sono più tese che felici. Roma, se Ignazio Marino conferma le dimissioni e se non ci saranno altri colpi di scena, andrà al voto la primavera prossima. Il Movimento 5 Stelle, forse come mai prima d’ora, parte da favorito, ma non tutti pensano che sia un bene. Conquistare la capitale a poco più di un anno dalle elezioni nazionali potrebbe essere molto difficile per un Movimento che non si è mai cimentato con la gestione di una grande città. E il timore, nei corridoi grillini tra Parlamento e Campidoglio, è proprio questo: e se passare nella stanza dei bottoni poco prima della prova generale non rischiasse di far saltare tutto? In tanti vanno oltre: l’ipotesi che avanzano è che potrebbe fare comodo a molti partiti, Pd in primis, mettere in difficoltà il M5S facendolo vincere a Roma e bruciandolo ancora prima di arrivare alla partita più importante. Per ora teorie che non vanno oltre i dialoghi davanti a un caffè, ma di fatto sono preoccupazioni che pesano sul tavolo di chi sta elaborando le strategie.
Nel quartier generale si cerca di mantenere la calma e ci si nasconde dietro le procedure di routine. Il Movimento poche ore dopo le dimissioni di Marino aveva già fatto due riunioni: una tra parlamentari, consiglieri comunali e staff nazionale e l’altra tra gli attivisti locali. Il primo processo che partirà sarà rigorosamente quello legato all’elaborazione del programma elettorale. Poi si guarderà ai volti: forse si farà come Milano, con una preselezione di persone che devono rispettare i requisiti M5S e che si offrono e poi si chiederà agli attivisti di esprimere la preferenza.
Morale, le facce conosciute per il momento restano in panchina. Perfino la deputata Roberta Lombardi, che nelle scorse ore aveva osato dire “mi piacerebbe fare il sindaco”, è stata richiamata all’ordine. Lei, come Alessandro Di Battista, deve prima finire il mandato da parlamentare “perché alla regole i grillini non derogano mai”. Il diktat è arrivato dalla Casaleggio associati e non si discute. Anche perché mettere una faccia conosciuta e apprezzata anche oltre gli elettori M5S vorrebbe dire rischiare di vincere davvero.
Questa è la strategia iniziale, ma tutto potrebbe cambiare in un momento anche a seconda delle mosse degli avversari. Intanto vanno avanti i consiglieri in Campidoglio: “Il Movimento 5 stelle è pronto con un suo programma e una squadra di governo seria e credibile”, ha dichiarato uno dei volti papabili per correre a sindaco Marcello De Vito, già capogruppo in Comune. “Questi sono stati per noi due anni importanti, di formazione sul campo. Abbiamo approfondito tante questioni e problemi dei cittadini romani che sono quelli che vediamo ogni giorno”. L’avvocato grillino ha il compito di tranquillizzare gli animi e garantire che il M5S resta quello che è e, insieme agli altri tre colleghi (Daniele Frongia, Virginia Raggi e Enrico Stefano), si prepara alla corsa.
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