Santo o diavolo? Nelle ore seguite all’arrivo di Papa Francesco negli Stati Uniti si è infiammato il dibattito sulla figura controversa di fra’ Junipero Serra. Si tratta di un missionario spagnolo del 18° secolo che Bergoglio canonizzerà a Washington mercoledì sera, quando in Italia saranno le 22, ma che è accusato dalle popolazioni indigene di “genocidio”. Secondo i suoi detrattori, infatti, Serra, arrivato dal Messico in quella che oggi è la città di San Diego, avrebbe picchiato e imprigionato nativi americani nelle missioni, sopprimendo le loro culture. Olin Tezcatlipoca, direttore del Movimento Mexia che promuove i diritti degli indigeni, ha spiegato che “la nostra protesta è per dire al Papa che canonizzando Junipero Serra, vogliono canonizzare il colonialismo, vogliono canonizzare la supremazia bianca e vogliono canonizzare il genocidio del nostro popolo. E questo è un atto immorale“.

Scontata la difesa a oltranza della Chiesa cattolica. Bergoglio è intervenuto personalmente per allontanare ogni ombra sulla storia del nuovo santo sostenendo che Serra ha “difeso gli indigeni contro i soprusi dei colonizzatori”. Per il Papa il frate “era uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, santo della cattolicità e speciale protettore degli ispanici del Paese”. Durante il suo primo viaggio in America latina, parlando per la seconda volta nel corso del suo pontificato ai movimenti popolari, Francesco aveva risposto alle critiche di chi, “a buon diritto”, afferma che “quando il Papa parla di colonialismo dimentica certe azioni della Chiesa”.

Bergoglio era stato chiaro: “Vi dico, a malincuore: sono stati commessi molti e gravi peccati contro i popoli originari dell’America in nome di Dio. Lo hanno riconosciuto i miei predecessori, lo ha detto il Consiglio episcopale latinoamericano, e lo voglio dire anch’io. Come san Giovanni Paolo II, chiedo che la Chiesa ‘si inginocchi dinanzi a Dio e implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli’. E desidero dirvi, vorrei essere molto chiaro, come lo era san Giovanni Paolo II: chiedo umilmente perdono, non solo per le offese della propria Chiesa, ma per i crimini contro le popolazioni indigene durante la cosiddetta conquista dell’America”.

Francesco aveva aggiunto che “insieme a questa richiesta di perdono, per essere giusti, chiedo anche che ricordiamo migliaia di sacerdoti e vescovi, che si opposero fortemente alla logica della spada con la forza della croce. Ci fu peccato, ci fu peccato e abbondante, ma non abbiamo chiesto perdono, e per questo chiediamo perdono, e chiedo perdono, però là, dove ci fu il peccato, dove ci fu abbondante peccato, sovrabbondò la grazia mediante questi uomini che difesero la giustizia dei popoli originari”.

Gran parte della difesa della Chiesa su Serra ruota attorno alla spiegazione che il frate “era un uomo del suo tempo” in un contesto storico molto più ampio. Il francescano padre Vincenzo Criscuolo, che lavora alla Congregazione per le cause dei santi, ha affermato che le punizioni corporali erano comunemente usate come strumento educativo nell’epoca di Serra, ma ha respinto fermamente l’accusa di genocidio.

Guzman Carriquiry, membro della Pontificia Commissione per l’America latina e amico personale di Bergoglio, ha criticato la proposta di rimuovere la statua di Serra dalla Sala delle Statue del Campidoglio a Washington: “Vogliono rimuovere l’unico ispanico lì, esattamente quando il primo Papa ispanico nella storia lo canonizzerà. Che non sarebbe una straordinaria accoglienza in una terra che si propone come un esempio di tolleranza multiculturale“. La polemica, però, resta accesa con le popolazioni indigene che sostengono che l’aureola che Bergoglio imporrà a Serra sarebbe addirittura macchiata di sangue.

Twitter: @FrancescoGrana

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