Arrivare a una legge sul fine vita. Questo l’obiettivo dei circa 70 parlamentari che hanno dato il via con la prima riunione all’intergruppo trasversale sull’eutanasia e il testamento biologico. C’erano rappresentanti di tutti i partiti: Pd, Ncd, Lega, Forza Italia e Movimento 5 stelle. Il primo passo è calendarizzare la discussione in aula, un passaggio atteso da due anni dai 67mila cittadini che nel 2013 hanno sottoscritto la proposta di legge popolare per legalizzare l’eutanasia.

“Siamo in tanti, tutti spogliati dalla maglia del proprio partito. La volontà è dare risposte a chi non ce la fa più o potrebbe non farcela più, con un confronto onesto e trasparente”, ha detto la deputata Pd Ileana Argentin. Tuttavia, nonostante il confronto bipartisan, c’è chi è contrario al ritorno del tema in parlamento. Come Maurizio Sacconi, di Area Popolare e presidente della Commissione lavoro del Senato: “Il disegno con cui si vuol introdurre anche in Italia l’eutanasia – ha dichiarato – è parte di un più ampio progetto ideologico volto a costruire, come già i folli tentativi del ‘900, un uomo nuovo”.

Da anni molte associazioni provano a sensibilizzare la politica su questo tema. Già nel 2006, Piergiorgio Welby scrisse una lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio”, scrisse nella risposta Napolitano, augurandosi un confronto in Parlamento.

In nove anni nessuna legge è stata ancora approvata, ma sono tanti i malati terminali che vorrebbero poter decidere del loro destino: nel solo mese di agosto 16 persone hanno contattato l’Associazione Luca Coscioni per avere informazioni sull’eutanasia all’estero.

 

 

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