Oggi, a Cremona, la Conferenza Stato-Regioni si esprimerà finalmente sul famoso articolo 35 dello Sblocca Italia. L’articolo prevede, come noto, non solo la libera circolazione dell’immondizia tra le diverse regioni e l’autorizzazione all’utilizzo alla massima potenza dei 42 impianti in funzione, ma anche il via libera alla costruzione di 12 termovalorizzatori.
Il governo ha ora gran fretta di dare corpo al quadro delineato nello Sblocca Italia, che peraltro eleva i termovalorizzatori al rango di infrastrutture strategiche nella gestione dei rifiuti. Soprattutto perché sulla testa del nostro Paese pendono multe per complessivi 1,2 miliardi di euro a causa del generale e persistente mancato adempimento degli obblighi sanciti in una serie di direttive europee sul trattamento dei rifiuti. Ed ogni anno che trascorre il fiume delle sanzioni comunitarie si ingrossa di circa 200 milioni di euro.
Come emerge da un dossier della Camera dei Deputati sono diversi i fronti aperti con l’Europa in materia di trattamento dei rifiuti. Le procedure di infrazione più pesanti riguardano la gestione dei rifiuti in Campania: una sentenza della Corte di Giustizia, emessa nel 2010, ha statuito che l’Italia ha violato gli obblighi comunitari di corretta gestione dei rifiuti nella regione Campania. Il 10 dicembre 2013, la Commissione europea ha nuovamente deferito lo Stato italiano innanzi alla Corte di Giustizia per mancata esecuzione della medesima sentenza contestando che dall’estate 2011 le autorità locali hanno dirottato grandi quantità di rifiuti verso impianti in altre regioni. Altri fattori preoccupanti sono, ad avviso della Commissione, i circa sei milioni di tonnellate di rifiuti imballati e stoccati presso vari siti in Campania, nonché il basso tasso di raccolta differenziata nella provincia di Napoli. La Commissione ha chiesto quindi alla Corte di giustizia di condannare l’Italia al versamento di una somma forfettaria pari a 28.089,6 euro al giorno (quantificabile su base annua in circa 10.252.704 euro) per il periodo intercorso tra la prima e la seconda sentenza e in una penalità di mora di 256.819,20 euro al giorno dovuta dal giorno in cui verrà pronunciata la seconda sentenza fino al completo adempimento (quantificabile su base annua in circa 93.739.008 euro).
Un’altra procedura di infrazione, la n. 2011/4021, è quella, avviata nel maggio 2012, relativa alla discarica di Malgrotta e ad altri siti di stoccaggio laziali. La Commissione, come si legge nel rapporto ‘ritiene che i rifiuti stoccati presso le discariche del Lazio non subiscano il trattamento prescritto dalla normativa europea, non essendo sufficiente la frantumazione e lo sminuzzamento prima dell’interramento, come invece affermato dalle autorità italiane’. Infatti, in base alle prescrizioni comunitarie, per prevenire o ridurre gli effetti negativi sull’ambiente e qualunque rischio che ne derivi per la salute umana, il trattamento deve comprendere anche una corretta selezione dei diversi flussi di rifiuti.
I rapporti tra Italia e Europa sono molto tesi anche sul capitolo discariche. Il 23 novembre 2012, la Commissione europea ha emesso un parere motivato relativo alla violazione degli obblighi imposti dall’art. 14 (obbligo di procedere all’esecuzione di piani di riassetto) della direttiva 1999/31/CE sulle discariche di rifiuti. In particolare, la Commissione considera irregolari 102 discariche già esistenti o autorizzate al 16 luglio 2001 per le quali, entro il 16 luglio 2009, in base alla normativa europea, si sarebbe dovuto prevedere e dare esecuzione un adeguato piano di riassetto ovvero procedere alla chiusura qualora detto piano fosse risultato inadeguato. Nonostante i progressi compiuti, sul territorio italiano vi sono infatti ancora 46 discariche, con riferimento alle quali non sono stati adempiuti gli obblighi previsti dalla direttiva. Le regioni interessate sono l’Abruzzo (15 discariche), la Basilicata (19 discariche), la Campania (2 discariche), e la Puglia (5 discariche), il Friuli Venezia Giulia (4 discariche), la Liguria (1 discarica per rifiuti pericolosi).
Sempre in tema di discariche, poi, nei mesi scorsi Eurojus ha dato conto dell’ultima condanna inflitta all’Italia dalla Corte di Giustizia per ’utilizzazione di discariche illegali, in parte con l’abbandono di rifiuti pericolosi, mancata bonifica delle discariche illegali chiuse […], mancanza del rilascio di una nuova autorizzazione, ai sensi della c.d. direttiva discariche, per le discariche rimaste in funzione’. La cifra in ballo è cospicua: 42,8 milioni di euro di sanzione ogni semestre a partire dal giorno della pronuncia fino all’esecuzione definitiva di una sentenza di condanna emessa nel 2007, unitamente ad una somma forfettaria pari a 40 milioni di euro.
Di fronte ad un quadro di questo tipo, l’Italia deve quindi correre ai ripari. E la via maestra individuata da Renzi è quella dell’incenerimento dei rifiuti.
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