A Bologna è uno dei nomi storici dell’antagonismo. Un volto noto, quello di Gianmarco De Pieri, attivista e leader del centro sociale Tpo, che qualche giorno fa ha ricevuto la notifica del divieto di dimora nel capoluogo emiliano, in seguito agli incidenti avvenuti durante lo sgombero di una palazzina occupata dal collettivo Làbas, insieme a una ventina di persone senza casa e sotto sfratto. I fatti risalgono al 18 giugno scorso. “E’ accusato di aver partecipato attivamente alla resistenza a uno sgombero, e in particolare di aver dato uno spintone a un poliziotto – spiega Domenico Mucignati, anche lui militante del Tpo, a margine di una conferenza stampa – E’ un provvedimento ingiusto, perché si usa un codice fascista per allontanare attivisti politici dalla città e impedirgli di esprimere il proprio dissenso. Resistere a sgomberi, che mettono bambini, donne e pensionati in strada, è giusto, al di là delle leggi in vigore”. Dalla parte di De Pieri, che alle spalle ha diverse denunce, si sono schierati anche alcuni politici, come il consigliere comunale in lista con Sel, Mirco Pieralisi, il segretario della Fiom regionale, Bruno Papignani, e il collettivo di scrittori Wu Ming
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