Un parlamentare del Movimento 5 Stelle e uno di Forza Italia abbandoneranno la Commissione di Vigilanza Rai. La richiesta di rinunciare ad un posto in Vigilanza è arrivata da Pietro Grasso e Laura Boldrini. I presidenti di Senato e Camera hanno infatti inviato ai capigruppo di Fi e M5S una lettera per chiedere il passo indietro di un componente, dopo la richiesta di riequilibrio avanzata da Alleanza popolare, a seguito dei vari cambi di casacca in Parlamento. Anche il gruppo dei Conservatori e Riformisti, che fa capo a Raffaele Fitto, dovrà entrare in commissione.

La richiesta di Grasso e Boldrini arriva alla vigilia della seduta nella quale verranno designati i componenti di indicazione parlamentare per l’elezione del cda della Rai. Se i due gruppi non avessero fornito il nome del componente da ritirare, il presidente del Senato avrebbe agito d’ufficio.

Il Movimento 5 Stelle, che con Roberto Fico presiede la commissione, indicherà entro stasera il nome del proprio parlamentare da sostituire: darà uno tra Gianni Girotto e Lello Ciampolillo. Forza Italia ha invece comunicato che a farsi da parte sarà Paolo Romani, capogruppo azzurro al Senato.

Il passo indietro di Romani è motivato dal fatto che a dover avere una rappresentanza in commissione sono i senatori che appartengono ai nuovi gruppi formatisi negli ultimi mesi a Palazzo Madama. Infatti al posto del capogruppo forzista subentrerà il senatore Mario Ferrara del gruppo di Gal. Questo perché l’originario componente di Gal in Vigilanza, e cioè Antonio Scavone è ora un senatore del gruppo di Ala, la pattuglia di Denis Verdini.

Domani alle ore 14, la commissione parlamentare di Vigilanza è chiamata ad eleggere 7 membri del cda della Rai: due posti spettano alle opposizioni, e un nome potrebbe essere fatto anche dal Movimento 5 Stelle. Poi giovedì dovrà dare il via libera al candidato presidente indicato dal ministero dell’Economia, per il quale è richiesta la maggioranza dei due terzi.  In queste ore continuano le riunioni dei partiti di maggioranza e opposizione per arrivare ad un nome unitario per la presidenza. Più semplice l’individuazione del direttore generale, incarico per il quale sembra avvantaggiato Antonio Campo Dall’Orto.

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