Proprio così, è lo stesso Paul Krugman, premio Nobel economia 2008, a sostenerlo, titolando così il suo articolo di lunedì 29 giugno sul New York Times. Ma poi, proprio verso la fine del suo scritto dice anche: Don’t be taken in by claims that troika officials are just technocrats explaining to the ignorant Greeks what must be done. These supposed technocrats are in fact fantasists who have disregarded everything we know about macroeconomics, and have been wrong every step of the way.” (“Non lasciatevi ingannare dalla presunzione che i dirigenti della troika siano soltanto dei tecnocrati che spiegano agli ignoranti greci cosa va fatto. Questi presunti tecnocrati sono in realta’ dei fantasisti che hanno fatto scempio di tutto ciò che è dottrina in macroeconomia, e hanno preso ogni decisione nel modo piu’ erroneo possibile”.)

Pochi altri avrebbero potuto permettersi di lanciare una così pesante accusa contro la “Troika”, cioè le tre maxi-istituzioni (Bce, Fmi e Ue) che insieme governano almeno metà della finanza globale e che sono oggi i quasi esclusivi detentori del debito greco.

Eppure ha buone ragioni per dirlo. Infatti le cita queste ragioni nello stesso articolo e nell’altro uscito quasi in contemporanea: “The awesome gratuitousness of the Greek crisis” (La solenne gratuità della crisi greca).

Tra l’altro egli dice (proprio in apertura del primo articolo): “It has been obvious for some time that the creation of the euro was a terrible mistake. Europe never had the preconditions for a successful single currency” (“E’ ovvio da tempo che la creazione dell’euro e’ stata un terribile errore. L’Europa comunitaria non ha mai avuto le pre-condizioni per una singola valuta di successo” Quelle cioè che, negli Stati Uniti, hanno consentito durante la “Grande recessione del 2007-2009” di proteggere equanimamente i cittadini di Washington insieme a quelli della Florida (e di tutti gli altri 48 Stati della federazione americana).

Infatti, dice Krugman (nel secondo articolo): nel 2007 la Grecia aveva un debito pubblico pari a circa il 100% del Pil, alto, ma non preoccupante. Altre economie, tra le quali quella della Gran Bretagna, erano su quel livello (anche l’Italia lo era, ndr), e persino Francia e Germania non erano lontane, (poteva citare il Giappone, che era già ad un livello doppio, ma ha preferito restare in ambito europeo, ndr), eppure queste economie non hanno subito un tracollo finanziario di uguale portata a quella subita dalla Grecia. E si chiede: “So yes, Greece was overspending, but not by all that much. It was over indebted, but again not by all that much. How did this turn into a catastrophe that among other things saw debt soar to 170 percent of GDP despite savage austerity?” (Certo, la Grecia spendeva troppo, ma nemmeno tanto. Era indebitata, ma nemmeno tanto. Come ha potuto tutto questo diventare una catastrofe che, tra le altre cose, ha visto il proprio debito salire fino al 170% nonostante i selvaggi tagli della austerity?

E ne spiega il motivo: sono state la “camicia di forza” (imposta dall’euro, ndr) e la inadeguata espansione monetaria dell’Eurozona (imposta da una banca centrale senza poteri autonomi, ndr) i veri colpevoli del disastro greco, non i greci.

Sono (sostanzialmente) le stesse cose che ho detto anch’io nel mio recente articolo Grexit: i greci devono pagare, ma i veri responsabili del disastro sono altri e nel precedente Grecia: se l’Europa dell’euro è questa, meglio uscire il più in fretta possibile.

Krugman conclude il suo articolo con un allarme grave dicendo: “Se l’Europa, così organizzata, riesce a trasformare un problema di così media portata (come quello greco, ndr) in un incubo di queste dimensioni, è il suo sistema che è fondamentalmente inattendibile”.

Non c’è altro da dire.

Ma se non bastasse, ecco quello che dice Joseph Stiglitz, un altro premio Nobel dell’economia nel suo articolo intitolato “Europe’s Attack on Greek Democracy” (Europa all’attacco della democrazia greca): “ … the true nature of the ongoing debt dispute … is about power and democracy much more than money and economics.” (“… la vera natura della disputa sul debito greco… e’ tra il potere e la democrazia molto piu’ che tra il denaro e l’economia”).  

E ancora: “25% decline in the country’s GDP. I can think of no depression, ever, that has been so deliberate and had such catastrophic consequences”. (25% di declino nel Pil del paese. Io credo che nessuna depressione abbia mai avuto così deliberate e catastrofiche conseguenze”.

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