La società tedesca è molto più aperta della nostra, meno elitaria e ancorata alle origini sociali di ognuno, dove si fa uno sforzo maggiore affinché le opportunità siano equamente distribuite a tutti. Ad essere premiata è, nella maggior parte dei casi, la competenza. Un sistema molto più meritocratico del nostro, all’interno del quale matching e placement aziendali partono dalle Università. Le imprese infatti, con il sistema di formazione duale, investono su chi hanno intenzione di assumere accompagnandolo in un vero e proprio percorso di formazione anche presso altri enti o aziende.

Nel mio periodo di permanenza presso il Parlamento Europeo, ho conosciuto una giovane ragazza, la cui esperienza come stagista era finanziata dalla Bundesbank che le pagava l’alloggio nel periodo della sua permanenza a Bruxelles. Pochi mesi dopo la fine del suo stage sarà integrata nell’organico della banca tedesca. Questa ragazza, di lontane origini italiane, classe 1994, mi ha spiegato che lei ha presentato la domanda per entrare nel programma di formazione della Bundesbank finito il liceo e che, dopo un duro processo di selezione, ha potuto iniziare un percorso di tre anni durante i quali ha svolto numerosi stage nei dipartimenti della banca, passando ad occuparsi dalla supervisione bancaria, al controllo dei rischi, alla stabilità finanziaria, collezionando un totale di sette esperienze di questo tipo.
Il tutto con un impegno scritto della Bundesbank ad assumerla una volta terminato il percorso che, nel frattempo, le ha permesso di laurearsi con il sostegno economico di uno stipendio durante il periodo degli studi. Una volta presa la sua prima laurea, Laura, potrà continuare a studiare anche una volta assunta “a distanza”, senza dover recarsi fisicamente a frequentare le lezioni o a presentare gli esami. Tutti i ragazzi che sono entrati nel programma del suo anno, in tutto 120, prenderanno impiego ad ottobre iniziando così la loro carriera alla Bundesbank a soli 21 anni, con l’impegno di rimanervi almeno per cinque.

Lo stage di Laura al Parlamento Europeo era previsto dal programma di studi come stage obbligatorio da svolgere fuori dall’istituzione bancaria. Lei ha scelto il Parlamento Europeo, altri suoi compagni sono al Ministero delle Finanze tedesco, in altre banche centrali o alla Banca Centrale Europea. C’è anche un’altra cosa da aggiungere, Laura ha presentato la sua domanda di applicazione al programma da giovanissima e, di conseguenza, terminerà presto ma la possibilità di fare domanda è aperta a tutti coloro che hanno almeno un diploma, anche più in là con l’età. Sembra un sogno nevvéro? Molte aziende del settore privato come la Siemens, la Deutsche Bahn, la Deutsche Telekom e la Deutsche Bank hanno adottato questo sistema di formazione duale con sfumature leggermente diverse da quello della Bundesbank.

Coloro che vengono reclutati lavorano dal lunedì al venerdì e due giorni a settimana frequentano i programmi didattici pomeridiani o serali, dedicandogli anche qualche sabato. Certo, questi programmi sono molto impegnativi ma chi vi accede ha già una prospettiva di lavoro valida e che comincia a sperimentare da subito. Un’altra testimonianza che trovo interessante è quella di un’altra giovane donna che, al Bundestag di Berlino, è assistente del più giovane deputato del partito tedesco di maggioranza, la CDU. Il ragazzo prodigio, era stato a lungo impegnato nella politica universitaria, selezionato poi per divenire classe dirigente, eletto consigliere comunale nella sua città e poi al Parlamento nazionale. Un percorso lineare, limpido, che testimonia l’importanza del ruolo e della lungimiranza dei partiti tedeschi nel crescere in seno a sé le proprie nuove leve, promuovendo così il passaggio generazionale che in Italia sembra, sempre più, utopia.

Per uno stagista tedesco al Parlamento Europeo è possibile diventare eurodeputato con molta più facilità di quanto ciò possa accadere da noi. Chi arriva in Europa per loro conto è in media molto più preparato e ferrato in materia di politiche europee paragonato a quelli della nostra compagine nazionale. In Germania checché se ne dica, le regole valgono per tutti, trova scarso spazio la cultura del privilegio che invece è ben radicata nei paesi del sud Europa.

Non sarà forse anche per questo, che i tedeschi, pur avendo perso due guerre e affrontato la più grande ricostruzione della storia d’Europa contemporanea, sono oggi, economicamente più dinamici e forti di noi? All’interno delle 500 imprese con maggior fatturato a livello globale, 37 hanno sede in Germania. Certo questo non è l’unico fattore rilevante, la forza dell’industria tedesca, che nel settore manifatturiero dei macchinari ed in tutti i settori della meccanica compete con il solo Giappone grazie agli elevati standard tecnologici di prodotto, è ben conosciuta da tutti ma certo anche la maggiore mobilità dell’ascensore sociale, che sale attraverso l’emancipazione garantita dal lavoro e la maggiore capacità di organizzazione, la costanza e il saper perseguire obiettivi comuni costituiscono punti a favore per l’economia tedesca.

Un altro fattore importante, a mio avviso, è la maggiore propensione ad avere una visione d’insieme sulle questioni, in particolare, il tenere sempre bene a mente la dimensione della globalizzazione e la sua portata. I tedeschi previdenti non cessano di domandarsi dove stanno andando ed a ragion veduta. Profondamente analitici essi pensano a lungo prima di prendere una decisione e si preoccupano delle sue conseguenze, non solo per se, quindi individualmente, ma anche per gli altri. Insomma sembrano essere più coscienti collettivamente. Un elemento negativo, che però non guasta per il capitalismo, è la loro tendenza a provare invidia, qualità non certo desiderabile ma che spesso li stimola a fare di più per ottenere che la propria erba sia verde almeno quanto quella del proprio vicino.

L’oculatezza nello spendere, il gusto dell’essenziale ed un certo amore per la sobrietà, li caratterizzano in maniera decisa. Quello che conta per loro è la sicurezza piuttosto che la libertà anche se, quando escono dalle righe, non si risparmiano e nelle occasioni di festa sanno davvero cosa vuol dire lasciarsi andare. Sarà forse il loro forte senso del controllo a voler da contraltare un dionisiaco così sviluppato. Non voglio dare giudizi di merito ma mi sembra ti poter trarre, dalle evidenze, che il sistema tedesco sia molto adatto a prosperare nel contesto di un’economia capitalista. Il modello di economia sociale di mercato che trae origine dall’ordoliberalismo della scuola di Friburgo per poi essere propriamente elaborato da Wilhelm Röpke, è consapevole della necessità di una profonda revisione delle regole che “monopolizzano” il sistema economico.

Ecco al fondo credo che sia questa promessa di emancipazione attraverso il lavoro ed il rispetto delle regole, che manca a noi, ad averli resi i giganti d’Europa e chissà che anche noi non riusciamo a trarre dal loro esempio una qualche lezione utile. La Germania non è perfetta ma nondimeno ha accettato la sfida della modernità e ha saputo trovare un posto nel mondo globalizzato. Dovremmo riflettere maggiormente anche noi su quale posto vogliamo occupare.

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