Leggo. Una ragazzina viene stuprata da alcuni coetanei che la ricattavano. Minacciavano di mettere online o inviare ai genitori di lei video e foto in cui lei appariva nuda, in pose hard, o non saprei.

Mi chiedo due cose: questi adolescenti si rendono conto del fatto che il semplice possesso di immagini che rappresentano una minorenne è perseguibile per pedopornografia? L’altra cosa: se non esistesse una cultura, pessima, che condanna la ragazzina stuprata, prima che i suoi stupratori, lei avrebbe dovuto subire così a lungo quel ricatto?

Perché mai un’immagine di te nuda, o che, addirittura, mostra te mentre vieni stuprata, dovrebbe consentire ai violentatori di metterti in cattiva luce? Se la mentalità del mondo adulto, non fosse incline a giustificare questi ragazzi e a colpevolizzare lei, questa adolescente avrebbe dovuto subire quel ricatto?

Allora ricordo, giacché non è la prima volta che leggo di fatti del genere, che spesso basta perfino una foto, di lei in mutande, per ricattare una ragazza e farle fare quel che si vuole. Si teme l’opinione della gente, il victim blaming, il gossip dei compagni, le macchie sulla propria reputazione (e perché mai?) più che uno stupro.

Senza tirare conclusioni, mi preme in ogni caso dire alcune cose che penso siano utili a genitori e figli:

– la vulnerabilità delle vostre figlie non dipende dal fatto che la tecnologia è il diavolo. Sarebbe bene si insegnasse ai figli che a tutto c’è comunque un limite. Violare la privacy di qualcuno, una compagna, un compagno, e poi minacciare di mettere online foto equivoche, non è una cosa buona da fare;

– i genitori che temono per le proprie figlie, piuttosto che intimidirle con regole morali che censurano la possibilità che una ragazza venga a raccontarvi, senza vergogna, quel che le succede, dovrebbero prepararle a queste evenienze e rassicurarle che a loro non importa se la figlia appare nuda, in mutande, in atteggiamenti equivoci e chissà che altro;

– le ragazze che subiscono ricatti di questo genere devono sapere che la sessualità è un piacere che corrisponde ai vostri desideri. Avete il sacrosanto diritto di dire no se qualcosa non vi piace. Avete il diritto di scegliere e non c’è ricatto che tenga. Non vi preoccupate del fatto che un po’ di compagni idioti vi chiamino “puttana” perché un bullo ha detto di aver fatto sesso con voi. Non preoccupatevi del fatto di essere giudicate male per una foto e un video di qualunque genere. Sappiate che sono loro, quei compagni, a sbagliare e non voi.

– alcune cose da sapere, utili alle ragazze innanzitutto: inviare la vostra foto seminuda per far piacere al ragazzo che vi piace significa che quel ragazzo potrebbe essere accusato di possesso di immagini pedopornografiche. Se un vostro compagno, per vendicarsi e torturarvi, invia poi la vostra immagine ad altri compagni, tutti potrebbero subire la stessa accusa. Allora il punto è che serve un po’ di prudenza ma dovete sapere che: l’età del consenso per voi è 14 anni e con ragazzi che siano quasi coetanei. Prima di quell’età si parla di stupro. Voi avete un’arma per difendervi, e per quanto i vostri “compagni” dicano che tutto si svolgeva in maniera consensuale, la legge dovrebbe essere comunque dalla vostra parte.

– un’ultima cosa: ricordate che la vendetta porno, ovvero l’azione di un uomo, un ex fidanzato, o una donna, anche un’amica perfida, che mettono online, o tappezzano la città con le vostre foto “porno”, è una faccenda abbastanza comune. In alcuni Paesi è già un reato. Qui si usa ancora questa arma di ricatto per fare in modo che la donna, oggetto di vendetta, sia messa alla gogna a subire slut shaming. Si tratta della pratica di chi ti insulta, in senso sessista, mortificandoti grazie alle immagini diffuse. La migliore arma per combattere questo fenomeno è un diverso approccio culturale. Una ragazza che ha subito questo trattamento ha deciso, per esempio, essendo maggiorenne, di farsi fotografare nuda per scelta. E’ lei che ha pubblicato le sue foto per mandare un messaggio preciso. Il senso di una vendetta porno viene depotenziato se cambia il giudizio, moralista, sulla ragazza che espone il proprio corpo online. Se non c’è moralismo e nessuna condanna della ragazza che espone un corpo nudo non esiste nessun’arma in mano all’ex.

Allora il punto è: ma chissenefrega se le vostre foto circolano in rete. Quello è un abuso, perché non è stata una vostra scelta, e ancor di più rappresentano un abuso se diventano un’arma di ricatto. Non dite sì a nulla e piuttosto parlatene con un genitore, un insegnante, una persona adulta che possa aiutarvi. Fidatevi di voi stesse e fidatevi del mondo che vi guarda dall’esterno. A me interessa che nessuno vi stupri. Solo questo. E agli altri, cosa importa?

Articolo Precedente

Donne e maternità: cara ministro Madia, non tutte aspirano ad avere figli

next
Articolo Successivo

Stereotipi femminili, monte di Venere: nuovo erotic-trash da copertina

next