Per Gianna Nannini, accusata di evasione fiscale per 3 milioni e 750mila euro, è stato chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare si aprirà davanti al gup Fabio Antezza il prossimo 3 marzo. La richiesta nei confronti della cantante senese è stata avanzata il mese scorso dal pm di Milano Adriano Scudieri, nell’ambito dell’indagine che il 5 aprile scorso ha portato anche al sequestro, da parte della Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano, della villa della cantante nelle campagne di Siena, con magazzini, scuderie e autorimessa. La Nannini, all’indomani del sequestro, aveva fatto sapere tramite i suoi difensori che non c’era stata alcuna evasione fiscale, né violazione di leggi e neppure utilizzo di società fittizie.
Il reato contestato risale al periodo tra il 2007 e il 2012, quando la rockstar ha, secondo l’accusa, girato i guadagni ricavati dai concerti e dagli album a una società di diritto irlandese e a una olandese, sfruttando la più leggera pressione fiscale dei due Paesi in cui le società hanno sede. I pm sostengono che parte del flusso di denaro tra le case discografiche Sony e Universal e la srl di sua proprietà, la Gng Musica, è stato così sottratto al fisco. Di questa evasione, 126mila euro sarebbero, inoltre, stati realizzati detraendo dalle dichiarazioni dei redditi costi “inerenti attività canora”. Dalle indagini della Guardia di finanza, che ha sentito fornitori e operai, è emerso però che questi soldi sono serviti per arredi e decorazioni una casa che la Nannini possiede a Piacenza. Con parte della somma evasa, la cantante avrebbe inoltre acquistato anche un appartamento a Londra, nel quartiere di South Kensington. Il pm Scudieri ha quindi contestato alla cantante l’omessa dichiarazione e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
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