“Questo Maometto è più bello, è più simpatico. Ci piace di più. E dopo averlo disegnato, ho pianto”. La redazione di Charlie Hebdo interrompe il silenzio dopo l’attentato che ha ucciso, tra le 12 vittime, le firme più importanti del settimanale satirico parigino. Lo fa con una conferenza stampa di presentazione del nuovo numero, in uscita mercoledì (e in edicola, nella versione originale in francese, anche in Italia, come allegato al Fatto Quotidiano), alla quale partecipano il nuovo direttore della testata, Gérard Biar, e Renald “Luz” Luzier, il vignettista che ha disegnato la copertina. Proprio l’immagine in prima pagina (un Maometto che piange, con in mano il cartello “Je suis Charlie” e il titolo “Tutto è perdonato“) è il punto dal quale i giornalisti e disegnatori vogliono ripartire: “Quardatelo questo Maometto – dice il direttore – è molto più simpatico di quello che è stato brandito (a torto) da quelli che hanno sparato”.

La scelta della redazione e di Luz, che lo ha disegnato, è quella di tendere la mano nei confronti di quella parte della comunità islamica che si è sentita offesa dalle passate pubblicazioni del settimanale, ma senza perdere lo stile che ha sempre contraddistinto il giornale. Maometto non scomparirà dalle pagine di Charlie Hebdo, ma sarà un Maometto completamente diverso, lontano da quello definito blasfemo

Quando Luz prende la parola, dopo una breve introduzione di Biar, inizia a raccontare il momento più intenso e importante di tutta la preparazione del nuovo numero: quando si è messo di fronte a un foglio bianco, con una matita in mano, per disegnare la copertina di un nuovo giornale. Lasciare, almeno in parte, il vecchio Charlie e farne nascere uno nuovo, più bello, che rappresenterà il futuro della testata. Il tutto con una sola vignetta. “Ho pensato: e adesso che cosa disegno?’ – ha iniziato a raccontare Luz – A quel punto, nella mia mente, è iniziata una vera e propria riunione di redazione a cui hanno partecipato tutti i miei colleghi superstiti e quelli che non ci sono più. Erano tutti lì, davanti a me, sul muro della stanza”. Per sbloccarsi e scacciare la “paura del foglio bianco”, Luz ha detto di aver fatto un disegno catartico, che tornava indietro nel tempo, ai momenti dell’attentato. “A quel punto mi sono detto ‘sei riuscito a fare un disegno, ora fai la copertina‘”.

La “riunione” è continuata e “nella mia mente ho capito che sarebbe stato di nuovo Maometto, perché quello è il mio personaggio, è me stesso. Poi è venuto il cartello, il titolo ‘Tutto si perdona’ e poi la lacrima. Il mio Maometto piange, è triste. Quando ho finito, poi, ho pianto anche io“. Il racconto di Luz si è concluso con un momento di commozione da parte del vignettista, abbracciato dal direttore che ha provato a tirarlo su.

Il messaggio della redazione è chiaro: la libertà di espressione “non conosce limiti, la libertà è libertà. Stop”. Ci sarà un nuovo Charlie, diverso, ma fedele a sé stesso: “Siamo ancora Charlie. Sono Charlie, sono poliziotto, sono ebreo e anche musulmano“.

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