Per 32 anni è stato sulla pedana di Piazza Venezia a Roma a dirigere il traffico. Per questo era soprannominato il “Muti della viabilità” dai suoi colleghi di allora. Ma se fosse stato in servizio a Capodanno 2014, “io Mario, non avrei mai presentato all’ultimo momento il certificato medico”. Parla Mario Buffone, vigile urbano in pensione e storico “pizzardone” della Capitale. Raggiunto dall’Ansa, l’ex vigile spiega che non si sarebbe dato malato o assentato la notte del 31 dicembre. Come, al contrario, ha fatto l’83,5% dei suoi ex colleghi.

Per il 65enne, che il 28 giugno del 2007, nell’ultimo suo giorno di lavoro ricevette dall’allora sindaco Veltroni la medaglia d’argento del Natale di Roma, la ricetta per far funzionare il corpo dei vigili urbani è “semplice anche se da 30 anni i problemi sono sempre gli stessi, primo tra tutti la mancata equiparazione alle altre forze dell’ordine“.

Per Buffone, l’amministrazione comunale “deve responsabilizzare ogni singolo vigile urbano: se svolge bene il suo lavoro deve essere premiato, in primis economicamente, in caso contrario va penalizzato e, se si accerta che ci sono ‘mele marce’, si può anche arrivare al licenziamento. Per fare ciò l’amministrazione, però, deve controllare ogni singolo caso e non fare di tutta un’erba un fascio perché ciò è pericoloso oltre che dannoso per tutto il Corpo e per i cittadini”.

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