“C’è ancora un business di cui non si parla, un business di milioni di euro. Il business dell’Antimafia“. La denuncia arriva da Pino Maniaci, storico animatore di Telejato a Partinico, da anni vittima di intimidazioni per il suo impegno antimafia. Questa volta, però, Maniaci se la prende con la gestione delle aziende confiscate a Cosa nostra e chiede di firmare una petizione che spinga la Commissione parlamentare antimafia a raccogliere in audizione le sue denunce. “Ritroviamo molto spesso la solita trentina di nomi, che amministrano decine di aziende e imprese. E non per capacità, perché la maggior parte di quei beni falliscono durante la fase di sequestro”, afferma il giornalista nell’appello. “Anche se poi vengono dichiarati esterni alla vicenda e gli imputati assolti da tutte le accuse”.

Secondo Maniaci, “la pratica di vendere parti delle aziende stesse mentre sono ancora sotto sequestro, è abbastanza consolidata, e ci si ritrova con aziende svuotate e distrutte ancor prima del giudizio definitivo, che sia di confisca o di dissequestro”. La petizione è corredata da una videoinchiesta di Telejato sul tema. “I beni confiscati”, continua Pino Maniaci, “sono circa 12.000 in Italia; di questi più di 5000 sono in Sicilia, circa il 40%. La maggior parte nella provincia di Palermo. Si parla di un business di circa 30 miliardi di euro, solo qui a Palermo. Questi beni sotto sequestro vengono affidati a un amministratore giudiziario scelto dal giudice del caso, che dovrebbe gestirlo mantenendolo in attività e tenerlo agli stessi livelli che precedevano il sequestro”.

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