Associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina pluriaggravata, sequestro di persona ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Questi i reati contestati ai 16 arrestati in un’operazione antimafia condotta dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani contro il clan capeggiato dal boss Matteo Messina Denaro.

Le indagini dei carabinieri hanno confermato il ruolo di vertice tuttora rivestito dal capomafia latitante nella provincia trapanese, documentandone i diversificati interessi illeciti. Sono stati accertati dagli inquirenti anche i collegamenti funzionali a progetti criminali comuni con le famiglie palermitane e, in particolare, con quella di Brancaccio guidata dai fratelli Graviano

Le indagini “hanno confermato il ruolo di vertice di Messina Denaro nella provincia di Trapani per il controllo di interessi illeciti ma anche i suoi legami con le cosche di Palermo, specie con il mandamento di Brancaccio storicamente guidato dai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano”, spiegano gli inquirenti. In carcere, tra gli altri, Girolamo Bellomo, nipote acquisito di Messina Denaro. Secondo il Procuratore aggiunto Teresa Principato e i sostituti Maurizio Agnello e Carlo Marzella svolgerebbe un ruolo importante nel clan di Matteo Messina Denaro.

Articolo Precedente

‘Ndrangheta in Lombardia: Buttà e gli altri, i protagonisti del rito della “Santa”

next
Articolo Successivo

‘Ndrangheta, quel sistema di potere che è già parte dello Stato

next