Se ad un mio alunno dovesse andare di traverso un pezzo di pane in mensa rischierebbe di morire soffocato. La maggior parte degli insegnanti italiani non hanno un corso di primo soccorso alle spalle. Potrà sembrare assurdo ma è così: i nostri ragazzini devo sperare di non avere un arresto cardiaco a scuola e nemmeno di finire soffocati dal cibo. Da maestro mi son posto più volte questo problema soprattutto quando lessi la notizia di quel bambino di appena quattro anni morto soffocato da un boccone di mozzarella durante l’orario mensa all’istituto “Minucci” di Napoli.

Me lo son posto anche leggendo i dati forniti in occasione della campagna “Viva” che dal 13 al 19 ottobre vedrà più di 100 eventi in 80 città per sensibilizzare sul tema della rianimazione cardiopolmonare: il 70% dei casi di arresto cardiaco avviene davanti ad altre persone che potrebbero iniziare le manovre di soccorso, ma soltanto nel 15% dei casi viene fatta da qualcuno presente. Le scuole italiane rientrano in questa casualità. Se un mio alunno dovesse avere un arresto, potrei anche tentare di rispolverare i ricordi di un corso di primo soccorso fatto 20 anni addietro per volontariato, ma rischierei, forse, di fare danni.

Certo, ogni istituto, ogni plesso ha un addetto al primo soccorso scelto dal dirigente scolastico ma va anche detto che non è certo che sia sempre in servizio. Il decreto ministeriale 388/03 ha definito le scuole a rischio medio e decretato che ogni istituto deve avere almeno una cassetta di primo soccorso, accessibile e indicata da apposita segnaletica, un mezzo di comunicazione per richiedere l’intervento del 118 e un addetto al primo soccorso, scelto dal dirigente che farà un corso di 12 ore. Per quanto riguarda la responsabilità di tutto il personale scolastico la norma comune vuole che presti il primo soccorso chi assiste all’infortunio, ovvero l’insegnante che si trova in classe con gli alunni, per poi decidere se attivare la procedura di emergenza.

Non posso nascondere che di fronte all’infortunio lieve (fortunatamente) di qualche alunno mi sono trovato in difficoltà non avendo alcuna formazione di primo soccorso se non un corso ormai dimenticato. La scuola è un ambiente dove vi sono centinaia di ragazzi che spesso corrono, possono rischiare di urtare qualche oggetto o semplicemente di scivolare dalla sedia. In questi anni ci hanno “obbligati” ad inutili corsi sulla sicurezza dove l’ingegnere di turno ci riempiva di nozioni legislative generali, poco utili alla vita quotidiana in aula. Forse sarebbe il caso di iniziare a pensare alla scuola come ad un luogo a rischio dove tutto il personale o quasi sia formato per affrontare un’emergenza. Non resta che chiederci dove e come trovare le risorse per sostenere questi corsi perché gli insegnanti, già sottopagati rispetto al resto d’Europa, devono essere incentivati.

Articolo Precedente

Scuola, asilo nido in un garage da 25 anni. I genitori: “Non abbiamo alternative”

next
Articolo Successivo

Maturità, Giannini: “Solo commissari interni. Così si risparmiano 140 milioni”

next