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Racket, a Napoli non pagherà le tasse locali chi denuncia pizzo e usura

Gli assessori alla cultura e allo sviluppo, Nino Daniele ed Enrico Panini, hanno proposto una norma che prevede l'esenzione totale dal pagamento dei tributi locali per tre anni. Per ora, la norma non è esecutiva. Manca ancora l'ok del Consiglio comunale. Per accedere agli sgravi sarà necessaria la condanna in primo grado degli estorsori e la testimonianza al processo degli imprenditori”
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Nel 2006 fu il turno di Ercolano, prima città deracketizzata d’Italia. Tra qualche mese, invece, a liberarsi del tutto dal pizzo potrebbero essere i negozianti di Napoli. O quantomeno, questo è quello che si augurano in Comune, dove gli assessori alla cultura e allo sviluppo, Nino Daniele ed Enrico Panini, hanno proposto una norma che prevede l’esenzione totale dal pagamento dei tributi locali per tre anni per “i cittadini, gli operatori economici, gli imprenditori residenti nel Comune di Napoli e le cui aziende o attività abbiano sede nel Comune stesso, che denuncino alle autorità inquirenti o alle forze dell’ordine di essere vittima di comportamenti criminosi ascrivibili ai reati di estorsione ed usura verificatisi nell’ambito del territorio comunale”.

Che la norma sia stata proposta dall’assessore alla Cultura partenopeo non è un caso: otto anni fa Nino Daniele era sindaco di Ercolano quando i negozianti del centro della città in provincia di Napoli decisero di ribellarsi alla camorra, di fondare un’associazione antiracket, e di denunciare e far arrestare i loro aguzzini. E la norma oggi proposta a Napoli (dove già in alcune zone i commercianti riuniti in associazione hanno denunciato e fatto arrestare gli estorsori) ricalca nei fatti quella già attuata, con successo, nella cittadina alle falde del Vesuvio: “In questo caso però – dichiara al fattoquotidiano.it Daniele – abbiamo fatto tesoro dell’esperienza passata e abbiamo migliorato il testo. Ora perché si possa accedere agli sgravi fiscali non è più solo sufficiente la denuncia, ma è necessaria la condanna in primo grado degli estorsori e la testimonianza al processo degli imprenditori”.

L’istanza infatti, si legge nel testo, “deve essere corredata di copia degli atti dibattimentali da cui si evinca il contributo del teste o di apposita dichiarazione autentica e documentata resa dal legale di fiducia”. Un modo, in sintesi, per evitare che nel momento più importante del processo chi è vittima di usura faccia un passo indietro per paura di eventuali ritorsioni. “È proprio in quel momento così delicato – continua Daniele – che il Comune dimostra di essere davvero vicino all’imprenditore offrendogli un beneficio immediato, e non qualche mese dopo come avviene per i risarcimenti previsti dalle leggi dello Stato. Del resto, non ci aspettiamo neppure che chi è vittima del pizzo decida di denunciare solo per accedere agli sgravi: questa iniziativa vuole soprattutto essere un messaggio di fiducia per chi denuncia”. Per ora, la norma non è esecutiva. Manca ancora l’ok del Consiglio comunale, ma “è stato già importante inserirla in un capitolo di bilancio”, dichiara Daniele, che specifica pure come la cifra esigua stanziata per il 2014 (intorno ai cinquantamila euro), risenta del fatto che alla fine dell’anno mancano pochi mesi. Dal 2015, assicurano a Palazzo San Giacomo, i fondi stanziati dal Comune per coprire i mancati incassi saranno di più. Malgrado lo stato delle casse comunali. “Un’azienda non sottoposta a racket e a usura incrementa il prodotto interno lordo del nostro territorio – afferma Enrico Panini – compensando ampiamente la minore entrata. E poi, anche in crisi bisogna saper scegliere. Ci sono alcuni interventi di civiltà, libertà e democrazia – conclude – che non possono essere rinviati nel tempo, soprattutto in un momento come questo, in cui la crisi e le condizioni del mondo del credito rischiano di incrementare il numero di persone che si ritrovano vittime di racket, estorsione e usura”.

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