“Nessun tentativo di istituzionalizzazione. I familiari che vorranno avere con sé la persona disabile potranno farlo con il supporto del nuovo fondo”. La deputata piddina, Ileana Argentin, interpellata da ilfattoquotidiano.it, sgombra subito il campo da equivoci e dubbi sul Dopo di noi, la sua proposta di legge che punta ad inquadrare a livello nazionale le disposizioni a favore di persone “con disabilità grave o prive di sostegno familiare”. La Argentin, che per il suo partito è responsabile dei diritti dei disabili ed è affetta in prima persona da una grave malattia, smorza così le polemiche nate all’indomani della presentazione del progetto di legge. Alcune associazioni avevano infatti visto nel Dopo di noi un tentativo di favorire i soliti noti con la creazione di un nuovo fondo con 300 milioni di dotazione destinato ai disabili attraverso il “finanziamento di varie tipologie di programmi di intervento (…) per iniziativa di associazioni, famiglie e soggetti del terzo settore” selezionati dal ministero del lavoro. “Mi riprometto di migliorare il progetto di legge con il mio primo emendamento”, conclude la Argentin sulla quale sono puntati gli occhi dei familiari dei disabili gravi.

Il rischio di un vuoto normativo a favore di interessi economici – “Monitoriamo da vicino questa nuova iniziativa”, replica a distanza Chiara Bonanno, madre di un ragazzo diciannovenne con tetraparesi spastica e a capo del Comitato promotore per i diritti dei Caregiver, ovvero di quelle persone dedicate, all’interno della famiglia, alla cura di un disabile e oggi in causa con l’Inps per il riconoscimento dei diritti minimi alla salute e al riposo.“Non riesco a capire per quale ragione sia necessario affidare fondi pubblici ad associazioni, fondazioni ed enti senza scopo di lucro selezionati dal ministero quando si potrebbe invece facilmente aiutare direttamente chi sta vicino al disabile – prosegue – E ancora meno comprendo perché la legge punti tutto sull’affidamento del disabile a strutture terze che lo sradicano dal suo contesto. Tanto più che mi risulta che molte residenze non abbiano personale sufficiente per la gestione dei loro ospiti”

Per le famiglie “il supporto domiciliare è più efficiente e meno costoso” – Secondo la Bonanno, nella maggior parte delle strutture per disabili esistenti, “il rapporto fra ospite e personale è, nella migliore delle ipotesi, di uno ad otto” nonostante l’enorme costo sostenuto dallo Stato per questo servizio”. Per la rappresentante del Comitato dei Cargiver, un disabile istituzionalizzato, ovvero affidato ad una struttura specializzata, costa alle casse pubbliche fra i quattrocento e i mille euro al giorno. “Denaro che se ne va in minima parte per l’assistenza e per di più viene speso per i costi legati alle strutture sia fisiche sia amministrative delle case di cura – conclude -. Tenuto conto di questa situazione perché la politica non valuta un più efficiente e meno costoso supporto domiciliare? Non vorremmo dover scoprire che si preferisce un modello istituzionalizzato solo per far spazio a grossi interessi politici e economici”.

Il mercato dell’assistenza vale 2,8 miliardi. E c’è anche la Kos dei De Benedetti – Di sicuro le cifre in ballo sono importanti: secondo i dati di un’indagine Auser del novembre 2012, il mercato italiano delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) vale nel nostro Paese circa 2,8 miliardi l’anno, con una presenza in crescita di operatori privati. Fra questi le italiane Kos (che fa capo alla Cir della famiglia De Benedetti) ed Eukedos (controllata dalla Arkigest di Carlo Iuculano), nonché le francesi Orpéa, che vanta fra i suoi soci grandi investitori istituzionali come alcuni fondi pensione statunitensi e canadesi, e Korian-Segesta, che fa capo a un parterre de roi di assicuratori europei. Per tutti questi gruppi e per una miriade di operatori privati più piccoli il tema dell’“istituzionalizzazione” è un’importante variabile di business alla base della loro redditività. “Prendiamo ad esempio uno dei più grandi gruppi italiani operanti nel settore delle Rsa, Sereni Orizzonti“, si legge nel rapporto Auser. “Nell’ultimo triennio gli utili registrano un forte miglioramento (da circa 765 mila euro nel 2009 a circa 1,9 milioni nel 2011); si tratta di un incremento del 150% in tre anni che non ha praticamente eguali se confrontato con il più ampio settore industriale o dei servizi”. E le prospettive economiche sono ancora più interessanti, sulla base del progressivo invecchiamento della popolazione, anche per gruppi come Kos, che nel segmento Rsa realizza il 40% del fatturato (372,5 milioni nel 2013 con un utile da 11 milioni) o Eukedos il cui giro d’affari nel settore arriva a rappresentare il 75% del totale (52 milioni su 70 complessivi dello scorso anno con 3,3 milioni di profitti).

In vista anche agevolazioni fiscali per le polizze di assicurazione –  Numeri che fanno riflettere rispetto ad una proposta di legge che, oltre alla creazione di un fondo ad hoc per i disabili, introduce anche “agevolazioni per la sottoscrizione di contratti di assicurazione, finalizzati alla tutela delle persone beneficiarie degli interventi previsti dalla legge”. Un nuovo tassello, per intenderci, del secondo pilastro del welfare che sta spingendo il governo Renzi.

Articolo Precedente

Microcredito, ancora il Far West. E dietro i prestiti ai “non bancabili” ci sono le banche

next
Articolo Successivo

Sanità, fondazione Ant: ‘La ricetta per tagliare spesa è integrare Ssn e no profit’

next