In Medio Oriente si riaccende il fronte del Golan. “Prima liberiamo Damasco e poi il Golan occupato”: con questo slogan i ribelli siriani, tra cui frange di qaedisti locali, hanno proseguito oggi la loro battaglia contro le forze del regime di Bashar al Assad sul fianco orientale delle Alture, occupate da Israele nel 1967, e hanno conquistato oggi l’unico valico frontaliero lungo la linea del cessate il fuoco tra i due Paesi, formalmente in guerra dalla loro nascita. Attivisti locali al seguito dei miliziani siriani anti-regime hanno documentato con foto e video la conquista della postazione del regime al passo di Qunaytra, capoluogo dell’omonima regione siriana, che prima della Guerra dei Sei Giorni si estendeva fino alle sponde del Lago di Tiberiade.

Secondo fonti militari israeliane, sei colpi di mortaio sono caduti nel territorio controllato dallo Stato ebraico, ferendo lievemente un soldato e causando danni materiali. Già all’inizio del giugno scorso forze siriane anti-regime erano riuscite a conquistare il valico di Qunaytra, ma poche ore dopo erano state respinte dalla contro-offensiva lealista. Anche in quel caso, come avviene da tre anni e mezzo, Israele si era limitata a rispondere al fuoco dei colpi di mortaio caduti nel territorio sotto il suo controllo. Alla fine di giugno invece, un adolescente israeliano era stato ucciso e altre tre persone erano rimaste ferite dopo bombardamenti da parte siriana.

Stamani l’artiglieria israeliana ha risposto con due salve verso postazioni dell’esercito regolare di Damasco. Le fonti militari israeliane non hanno però potuto precisare se i colpi provenienti dalla Siria fossero stati sparati dai ribelli o dai lealisti. Secondo le fonti sul terreno, i colpi di artiglieria israeliana hanno colpito la postazione dell’esercito siriano di Tell Muhayris. Non si hanno notizie di vittime. Dal canto suo, l’agenzia ufficiale siriana Sana ha riferito di “numerosi terroristi uccisi nella regione di Qunaytra” senza fare alcun riferimento allo scambio di fuoco con “l’entità sionista”.

Gli scontri sono ancora in corso tra il fronte ribelle formato da diversi gruppi armati anti-regime, tra cui il Fronte Nusra, l’ala siriana di Al Qaeda, e l’esercito fedele a Damasco, sostenuto da jihadisti sciiti libanesi e iracheni. Nei giorni scorsi, le varie fazioni dell’insurrezione anti-Assad si erano unite per lanciare l’offensiva – denominata “la Giusta Promessa” – lungo tutto l’asse frontaliero che separa lo Stato ebraico dalla zona smilitarizzata e controllata dalla missione Onu (Undof) a ridosso con l’area controllata da Damasco.

Domenica scorsa non meglio precisati gruppi armati appostati più a nord, verso il conteso confine tra Libano e Israele, avevano sparato cinque razzi verso lo Stato ebraico senza causare vittime. In passato, analoghi attacchi erano stati attribuiti ai jihadisti libanesi filo-iraniani Hezbollah, dal 2012 impegnati in prima linea a sostenere la repressione della rivolta siriana.

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