Dopo 15 anni un Papa torna in Asia. L’ultimo viaggio nel continente era stato compiuto da Giovanni Paolo II nel 1999 a Delhi. Wojtyla era stato due volte, nel 1984 e nel 1989, nella Corea del Sud che oggi, 14 agosto, accoglie Francesco. Ma è la prima volta in assoluto che a un vescovo di Roma viene dato il permesso di sorvolare la Cina come è avvenuto col volo papale, l’airbus A330 dell’Alitalia, che in 11 ore e mezza ha portato Bergoglio con il seguito e i giornalisti accreditati da Roma a Seoul. Dall’aereo Francesco ha inviato un telegramma al presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, come avviene sempre quando il volo papale sorvola il territorio delle diverse nazioni, anche se la Santa Sede non ha relazioni diplomatiche con la Cina dai tempi di Mao Tse-tung. La speranza di Bergoglio è che possa presto concretizzare il desiderio di Wojtyla di pregare a Pechino, sulla scia del suo confratello gesuita italiano Matteo Ricci, di cui è in corso la causa di beatificazione, missionario in Cina durante la dinastia Ming, a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento.

La Corea del Nord ha accolto a suo modo il Pontefice nella penisola lanciando tre razzi che sono caduti nel mare del Giappone mentre la rivale Seoul gli dava il benvenuto. Francesco, che sul volo papale ha pregato per Simone Camilli, il videoreporter dell’Associated Press che il 13 agosto ha perso la vita in un’esplosione a Gaza, ha subito posto l’accento “sulla necessità di trasmettere ai nostri giovani il dono della pace”. “Questo appello – ha spiegato Francesco incontrando le autorità coreane – ha un significato del tutto speciale qui in Corea, una terra che ha sofferto lungamente a causa della mancanza di pace. Esprimo il mio apprezzamento per gli sforzi in favore della riconciliazione e della stabilità nella penisola coreana e incoraggio tali sforzi, che sono l’unica strada sicura per una pace duratura. La ricerca della pace da parte della Corea è una causa che ci sta particolarmente a cuore perché influenza la stabilità dell’intera area e del mondo intero, stanco della guerra”.

Quella indicata da Francesco nel suo primo viaggio in Asia è la “perenne sfida di abbattere i muri della diffidenza e dell’odio promuovendo una cultura di riconciliazione e di solidarietà. La diplomazia, infatti, come arte del possibile, – ha sottolineato ancora il Papa – è basata sulla ferma e perseverante convinzione che la pace può essere raggiunta mediante il dialogo e l’ascolto attento e discreto, piuttosto che attraverso reciproche recriminazioni, critiche inutili e dimostrazioni di forza. La pace non è semplicemente assenza di guerra, ma opera della giustizia. E la giustizia, come virtù, fa appello alla tenacia della pazienza; essa non ci chiede di dimenticare le ingiustizie del passato, ma di superarle attraverso il perdono, la tolleranza e la cooperazione. Essa esige la volontà di discernere e di raggiungere obiettivi reciprocamente vantaggiosi, costruendo le fondamenta del mutuo rispetto, della comprensione e della riconciliazione. Auspico – ha concluso il Papa – che tutti noi possiamo dedicarci alla costruzione della pace, alla preghiera per la pace, rafforzando il nostro impegno per realizzarla”.

Il motivo principale della visita del Papa in Corea, terzo viaggio internazionale dopo quelli del luglio 2013 in Brasile e del maggio scorso in Terra Santa, è la partecipazione alla sesta giornata della gioventù asiatica, una sorta di “Gmg continentale”, che si concluderà domenica 17 agosto e alla quale sono attesi migliaia di giovani in rappresentanza di 23 Paesi asiatici. “Vi ringrazio fin da ora – ha affermato Francesco – per la vostra accoglienza e vi invito a pregare insieme con me, affinché questo viaggio apostolico porti buoni frutti per la Chiesa e per la società coreana”. Il primo abbraccio dei giovani asiatici con Bergoglio sarà a Ferragosto, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra l’assunzione della Madonna al cielo, nel Word Cup Stadium di Daejeon. Luogo dal sapore amaro per gli italiani perché proprio lì nel mondiale nippocoreano del 2002 la Corea del Sud batté 2 a 1 al golden gol gli azzurri di Giovanni Trapattoni anche grazie all’arbitro ecuadoriano Byron Moreno. Dopo l’Olimpico di Roma, quello di Daejeon sarà il secondo stadio che accoglierà Papa Francesco. “I giovani – ha affermato Bergoglio in un videomessaggio ai coreani registrato proprio in occasione del suo viaggio – sono portatori di speranza e di energie per il futuro; ma sono anche vittime della crisi morale e spirituale del nostro tempo”.

Nei suoi cinque giorni di permanenza in Asia, sabato 16 agosto, Francesco beatificherà a Seoul Paul Yun Ji-Chung, nobile coreano vissuto nella seconda metà del Settecento convertitosi al cattolicesimo, insieme a 123 suoi compagni martiri. Anche Wojtyla aveva elevato agli onori degli altari 103 martiri coreani, tra cui Andrea Kim, primo sacerdote del Paese. Ma mentre quelli canonizzati dal Papa polacco erano martiri di seconda e terza generazione, quelli che saranno beatificati da Francesco sono di prima generazione, ovvero gli antenati dei primi santi coreani. Nei suoi discorsi Bergoglio sottolineerà proprio l’inizio laicale e il martirio del cristianesimo in un Paese dove oggi il 10 per cento della popolazione è cattolico, con una media di 100mila battesimi l’anno. “I laici – spiega il sacerdote coreano Tong-Ill Han nel volume ‘La storia della Chiesa coreana’ appena pubblicato dalla Libreria editrice vaticana – hanno un ruolo principale nell’evangelizzazione in Corea, aspetto che caratterizza la loro chiesa. Sono loro che svolgono il vero lavoro di missione e l’istruzione religiosa, sia nella catechesi che nel lavoro missionario e pastorale”. Per la prima volta Francesco pronuncerà alcuni degli 11 discorsi previsti in inglese e non in italiano come avvenuto finora durante i viaggi all’estero. Proprio per questo motivo, nelle ultime settimane di luglio Bergoglio ha preso lezioni di inglese per poter parlare direttamente alla popolazione asiatica senza l’uso della traduzione simultanea.

Tra le tappe significative del viaggio del Papa in Corea c’è la visita al centro di recupero per disabili nella House of Hope a Kkottongnae. Francesco pregherà nel giardino dedicato ai bambini non nati dove c’è un monumento alla memoria dei feti abortiti, incontrerà un gruppo di “comfort women”, le schiave del sesso coreane ai tempi del conflitto con il Giappone durante la Seconda guerra mondiale, e abbraccerà i superstiti e i familiari delle vittime del traghetto Sewol, naufragato lo scorso aprile provocando 300 morti. Ma Bergoglio celebrerà anche, lunedì 18 agosto prima di tornare a Roma, una Messa per la pace e la riconciliazione nella cattedrale di Myeong-dong a Seoul. La speranza della Santa Sede è che il viaggio di Francesco in Corea, che i vescovi definiscono “l’ultima vittima della guerra fredda”, possa aprire nuovi canali di dialogo tra i leader delle due parti della Penisola. “Io credo – ha sottolineato il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin – che il viaggio del Papa aiuterà anche a continuare in questa opera di solidarietà, nei confronti delle popolazioni che si trovano nel bisogno, nella necessità, e di favorire, nella misura del possibile, aperture di spazi di comunicazione e di dialogo, perché io credo, ed è una convinzione che il Papa ha ribadito tante volte, che soltanto attraverso questa comunicazione e questo dialogo si possono anche risolvere i problemi che ancora esistono, e che se c’è buona volontà da parte di tutti canali se ne trovano sempre”. Quello in Corea è soltanto il primo dei due viaggi in Asia di Bergoglio già in programma. Dal 12 al 19 gennaio 2015, infatti, il Papa sarà prima in Sri Lanka e poi nelle Filippine, nella zona che ha subito il tifone.

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