A 15 giorni dal colpo alle fondamenta che ha fatto crollare tutto il palazzo, la novità, per l’universo delle “coop rosse” è prevalentemente tecnica: lo scorso venerdì è stato azzerato il Consiglio di amministrazione di Coveco (consorzio veneto cooperativo), insieme a Mantovani uno dei soci del Consorzio Venezia Nuova. La decisione è stata presa dal Cda alla presenza del presidente veneto Adriano Rizzi e del direttore Franco Mognato (ndr fratello di Michele, deputato Pd) ma anche del presidente nazionale Mauro Lusetti che ha sostituito alla presidenza nazionale di Coveco Giuliano Poletti dopo la nomina a ministro del Lavoro.

“Il coinvolgimento di alcuni dirigenti e amministratori di imprese cooperative aderenti a Legacoop Veneto nelle indagini sul Mose pone all’associazione un’urgente priorità: operare per tutelare la continuità aziendale di imprese che danno lavoro a numerosi soci e dipendenti – ha detto il presidente di Legacoop Veneto, Adriano Rizzi – è una responsabilità che si richiama anche alla specificità di un’impresa costituita in forma cooperativa: i soci sono chiamati a decidere i propri organi di direzione. Nel ribadire il rispetto per il lavoro della magistratura, certamente serve attendere gli sviluppi delle indagini ancora in corso ma intanto, proprio in nome della tutela della continuità aziendale e dell’occupazione – e indipendentemente da quelli che saranno gli esiti finali delle inchieste – le persone coinvolte hanno provveduto in questi ultimi giorni a dimettersi da qualsiasi organo di direzione delle loro cooperative. In particolare per quanto riguarda Coveco l’intero consiglio di amministrazione ha ritenuto opportuno dimettersi con l’obiettivo di arrivare all’assemblea dei soci, convocata per i prossimi giorni, con una proposta finalizzata alla gestione di una nuova fase di vita del Consorzio, attraverso la nomina di un nuovo Cda”.

Tabula rasa sul Cda, insomma. In meno di due settimane. Anche perché a Coveco non restavano molte alternative. Il 4 giugno, infatti, nella lista dei 35 destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, c’erano anche Franco Morbiolo, di Cona ex presidente del Cda, e Nicola Falconi, del lido ex membro del Cda (che era finito ai domiciliari).

Lo scopo della presa di posizione oltre che tecnico è anche politico e pratico. Si cerca di correre ai ripari per evitare che le vicende giudiziarie abbiano effetti pesanti sull’occupazione e sul futuro degli appalti. Anche perché la posta in gioco è alta. Coveco negli ultimi anni è stata presente in quasi tutte le grandi opere pubbliche, dal Mose all’Expo 2015 (dove è impegnata nella costruzione della piastra espositiva) alla terza corsia della A4. Proprio negli uffici di Autovie venete, nel trevigiano, martedì scorso la finanza ha acquisito nuovi documenti. “Controlli di routine” ha spiegato però l’amministratore delegato di Autovie Venete, Maurizio Castagna. Il blitz delle Fiamme gialle seguirebbe infatti proprio le ispezioni della Dia (direzione investigativa antimafia) di una decina di giorni prima nei cantieri di Quarto d’Altino e San Donà e non sarebbe legato all’inchiesta-Mose anche se, nell’eventualità in cui dovessero emergere elementi utili all’inchiesta, verranno immediatamente “girati” alla magistratura, come aveva sottolineato il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia.

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