La Cina sta per strappare agli Stati Uniti un altro primato: quello del maggior numero di obesi. The Lancet quantifica che nel mondo ci sono 2,1 miliardi di persone sovrappeso, di cui 671 milioni sono obesi. Di questi più della metà vivono in soli dieci paesi del mondo. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti con 86,9 milioni di persone obese. La Cina segue a stretto giro: 62 milioni l’anno scorso. Il 9 per cento di tutti gli obesi del mondo. 

“Il girovita dei cinesi cresce più velocemente del Pil della loro nazione”. Così scherzano medici e addetti ai lavori. Ma l’obesità è un problema serio, e in Cina è un fenomeno che sta esplodendo. L’obesità porta malattie cardiovascolari, cancro, diabete, artrosi e l’aumento di malattie renali croniche. Si stima che nel 2010 sovrappeso e obesità abbiano causato 3,4 milioni di morti a livello globale, la maggior parte dei quali per problemi cardiaci. Solo cinquant’anni fa, a seguito del disastroso balzo in avanti voluto da Mao Zedong, tra i 15 e 45 milioni di cinesi sono morti per carenza di cibo e problemi connessi. Gli anziani se lo ricordano bene. E fino agli anni Ottanta il cibo era razionato: mangiare carne era una festa, e nelle metropoli ci si nutriva quasi esclusivamente di riso e verza, si pagava con i mianpiao, una sorta di tessera annonaria con cui veniva distribuito il cibo razionato.

Nella “Cina socialista” i ritmi di lavoro erano più rilassati, ci si spostava i bicicletta e si mangiava a casa. Oggi la maggior parte dei colletti bianchi mangia almeno una volta al giorno al ristorante, si sposta in macchina e passa giornate intere davanti al computer. Se si guardano i consumi di cibo in scatola in Cina nella prima decade degli anni Duemila, i grafici sono impressionanti. 

Dal 2003 al 2009 i gelati sono cresciuti del 132 per cento, i pasti precotti del 131, biscotti e torte del 124 e la cioccolata del 78, le bevande gasate del 105. E con la dieta è cambiato anche l’aspetto fisico dei cinesi, soprattutto dei bambini. Oggi pesano in media 3 chili in più rispetto agli anni Ottanta, l’altezza media è cresciuta di più di dieci centimetri e la circonferenza del petto delle donne cresce di un centimetro all’anno dal 1992. 

I nati negli ultimi trent’anni, figli della politica del figlio unico, hanno anche “sofferto” della cosiddetta sindrome delle sei tasche: due genitori e quattro nonni pronti a comprare qualsiasi snack purché il loro unico bambino fosse felice. E nonostante i tempi di carestia sono finiti da un pezzo, i nonni continuano a far mangiare i bambini come se non ci fosse un domani. Oggi le città cinesi pullulano di McDonalds, Kfc e Pizza Hut. E il tasso di obesità degli under venti è praticamente il doppio rispetto a quelle delle persone adulte (6,9 contro il 3,8 per cento). Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità nel 2002 le persone sovrappeso in Cina erano il 25 per cento, ma si stima arriveranno a essere oltre il 50 nel 2020. 

Anche se le percentuali cinesi sono più basse di quelle di altri paesi, se si traducono in numeri assoluti sono assolutamente preoccupanti. I tassi di crescita dei sovrappeso/obesi sono cresciuti dall’11,3 per cento degli anni Ottanta al 27,9 per cento dell’anno scorso. E non è un trend che sembra diminuire. La modernizzazione e l’arricchimento della nazione prevede che sempre più gente si sposterà in città e farà un lavoro sedentario. E tra i principali problemi medici che la Repubblica popolare deve affrontare già ci sono infarti e problemi cardiaci. Presto curarli sarà anche un problema sociale.

di Cecilia Attanasio Ghezzi

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