C’era una volta la Guerra Fredda. E c’era una volta una linea di confine tra due mondi, che passava proprio in casa nostra, lassù, nelle terre del Friuli-Venezia Giulia. I luoghi delle trincee delle guerre combattute sono stati anche, per molti decenni, quelli di quelle solo minacciate, o temute. L’avamposto dell’Occidente contro l’avanzata del Comunismo, il primo baluardo militare nel caso della paventata invasione delle armate del Patto di Varsavia. Spuntavano come funghi caserme, polveriere, poligoni, postazioni dei battaglioni d’arresto, alloggi per i militari. Con un’intera regione che si trasformava, come nel Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, in una grande Fortezza Bastiani, quella dove si attende un nemico che non arriva mai.

“Eppure il tempo soffiava; senza curarsi degli uomini passava su e giù per il mondo mortificando le cose belle; e nessuno riusciva a sfuggirgli, nemmeno i bambini appena nati, ancora sprovvisti di nome”, scrive Buzzati in un passaggio del romanzo. Il tempo soffiava e soffia su questi 400 beni demaniali, oggi per lo più abbandonati e lasciati a stessi, testimoni silenziosi di un passato chiusosi d’improvviso, con la caduta del Muro di Berlino, 25 anni fa.

Ceduti dallo Stato alle Regioni e da questi ai Comuni, i vari pezzi della FortezzaFVG vivono il tipico destino di tanti pezzi di patrimonio edilizio pubblico inutilizzato: soffrono per la mancanza di fondi degli enti locali, ma soprattutto per la mancanza di idee e di programmazione sul territorio.

Lungi dall’essere un peso, questi beni possono diventare una grande risorsa per una terra già ricca di beni ambientali e culturali. Ne è convinta Legambiente Friuli-Venezia Giulia, che organizza due giornate di convegno dal titolo “Fortezza FVG. Dai paesaggi della Guerra fredda alle aree militari dismesse”, il 31 maggio e 7 giugno a Pordenone.

Legambiente cita molti esempi virtuosi da cui occorrerebbe partire: “A Spilimbergo l’ex caserma De Gasperi è diventata un parco fotovoltaico di 17 ettari, con 40.800 moduli per dieci megawatt di potenza complessiva. Ancora in provincia di Pordenone, a San Vito al Tagliamento, al posto della caserma nascerà il nuovo carcere, atteso da anni. Nel cuore del Collio friulano, a Cormons, è in corso la demolizione della caserma e presto, entrando in città, i visitatori si troveranno di fronte un parco urbano dove c’era un’area recintata e inaccessibile. Motore del cambiamento sono anche imprenditori o associazioni: a Paluzza, tra le montagne della Carnia, un’ex caserma abbandonata dal ’66 è diventa la pizzeria La Tambra. Nella bassa friulana, a Mortegliano, l’ex aeroporto militare viene utilizzato dalla società Flysynthesis per il collaudo degli ultraleggeri che produce per venderli in tutto il mondo, un’eccellenza del Made in Italy. E a Fogliano Redipuglia, a due passi dal confine con la ex Jugoslavia, una vecchia armeria ospiterà un frantoio, utile perché nella zona sta prendendo piede la coltura dell’ulivo”.

Non solo, c’è anche il volàno turisitico e culturale di questi luoghi in cui la storia ha lasciato profondamente il suo segno. In Europa, lungo la linea della Cortina di Ferro, è nata la European Green Belt, un grande corridoio ecologico, preservatosi in gran parte intatto proprio per il fatto di essere una zona di confine supermilitarizzata. In Italia, a sfruttare questa opportunità, al momento è solo l’associazione Landscapes di Udine, che organizza visite guidate in un bunker a Ugovizza. Guardate questo video ed esplorate per un attimo la “Fortezza Bastiani”. Che per fortuna di nemici non ne vedrà mai, ma sicuramente di turisti potrebbe vederne tanti.

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