E alla fine, dopo il dito medio, arrivarono le scuse. “Un ristretto gruppo di ultras ha ritenuto di aggredirmi e insultare me e la mia famiglia preventivamente, persino con lancio di pietre, cosa che ha provocato una mia istintiva e umana reazione, di cui naturalmente mi rammarico”. Il sindaco di Torino, Piero Fassino, dopo essere stato sbugiardato da un video, replica alle critiche avanzate nei suoi confronti per il dito medio alzato domenica 4 maggio allo stadio Filadelfia, sottolineando di essere stato vittima di “comportamenti intimidatori che non sono tollerabili”. E con il gesto di domenica anche il “moderato” sindaco di Torino sale sul podio dei gestacci in compagnia di Bossi e Santanchè (anche se in questo caso dal Pd sono arrivate reazioni più caute).

Fassino ci tiene a precisare che il gestaccio “non era certo rivolto ai veri tifosi, che manifestano la loro fede granata con passione e generosità e verso i quali ho sempre avuto e ho il massimo rispetto”. E chiarisce che la sua presenza era era stata richiesta “su esplicito invito del presidente della Fondazione Filadelfia” ed era stato da lui “accettato volentieri perché consapevole di quanto il Torino sia parte integrante della storia della città”. La sua presenza, dice, è stata apprezzata “da molti presenti, tra cui storici cuori granata come Giampaolo Ormezzano e Gian Carlo Bonetto”.

E, mentre il sindaco cede alle scuse, in sua difesa scende in campo il suo predecessore del Partito Democratico, Sergio Chiamparino. “Non ho visto l’episodio, posso capire da quello che mi hanno raccontato che di fronte a certi atteggiamenti uno si possa anche innervosire, ammesso che la cosa sia vera”, dichiara il candidato alla presidenza della Regione Piemonte commentando il gesto del dito medio. E aggiunge: “Il problema è che ci sono certi atteggiamenti dentro e fuori gli stadi che dovrebbero essere bollati, quelli politici per quel che sono, cioè fascisti, e quegli negli stadi per atteggiamenti da teppisti che andrebbero stroncati”. Una linea morbida che il Pd in realtà non aveva mai concesso in occasioni simili.

Basti pensare a quando, nel 2008, l’allora leader democratico Walter Veltroni, in merito al dito medio di Umberto Bossi durante l’inno di Mameli, accolse con soddisfazione le parole di condanna del presidente della Camera, Gianfranco Fini, sottolineando che mancava ancora all’appello “la posizione del presidente del Consiglio” – allora Silvio Berlusconi – e augurandosi che questa arrivasse il prima possibile. Ancora più dura fu la reazione della sinistra italiana al dito medio alzato da Daniela Santanché nel lontano 2005, quando il Pd non era ancora nato, contro alcuni studenti raccolti in protesta davanti a Montecitorio. “Un gesto volgare e rozzo, che dimostra la chiusura e tutto l’autoritarismo della destra nei confronti di studenti che stanno semplicemente manifestando la loro voglia di partecipare alla vita della scuola e dell’università italiane”, tuonò Vittoria Franco, allora responsabile nazionale Ds per la Cultura.

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