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Unione bancaria, approvato il meccanismo unico di risoluzione delle crisi

Ok definitivo del Parlamento Ue. I contribuenti non sosterranno più i costi di eventuali fallimenti bancari: le perdite ricadranno su azionisti e creditori dell'istituto e, in ultima istanza, sui correntisti con depositi superiori ai 100mila euro
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La plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo ha definitivamente approvato, a larghissima maggioranza, il meccanismo unico di risoluzione bancaria che costituisce il secondo “pilastro” dell”Unione bancaria (il primo è il ruolo di supervisione della Bce sugli istituti di credito dell’Unione). La sua entrata in vigore sarà una garanzia per i contribuenti europei, che non dovranno più sostenere i costi di eventuali future crisi bancarie: a pagare saranno gli stessi istituti di credito, i cui contributi – obbligatori – alimenteranno il fondo. Nel caso una banca arrivi al fallimento, le perdite ricadranno su azionisti e creditori e, in ultima istanza, sui correntisti con depositi superiori ai 100mila euro (come successo a Cipro).

Il nuovo sistema obbliga i Paesi a istituire schemi di rimborso finanziati dalle banche. Il rimborso totale dovrà essere disponibile entro 7 giorni lavorativi e una “somma di sussistenza” (decisa Paese per Paese) entro 5 giorni. Nell’accordo raggiunto nel negoziato con il Consiglio guidato dal socialdemocratico tedesco Peter Simon, il Parlamento ha ottenuto l’inserimento di clausole che introducono anche la possibilità che, quando un correntista ha temporaneamente sul proprio conto più di 100.000 euro (ad esempio a causa della vendita di una casa), tutto o una parte dell’importo in eccesso sia protetto per almeno 3 mesi.

A regime, le risorse a disposizione del meccanismo unico (in inglese Single resolution mechanism, Srm) ammonteranno a 55 miliardi di euro, ma per arrivarci ci vorranno otto anni. Il primo nucleo sarà costituito dalla messa in comune dei fondi predisposti dagli Stati membri. Durante il primo anno di operatività, il 40% di quelle somme sarà messo in comune. La percentuale salirà poi al 60% dopo due anni e al 70% dopo tre. Alcuni Paesi avevano chiesto che, nel frattempo, fosse previsto un “paracadute” di emergenza, ma la proposta – avversata da Berlino – è stata bocciata. I voti a favore, a Bruxelles, sono stati comunque 570, i no 88, gli astenuti 13. La presidenza greca ha annunciato che il fondo costituito grazie all’accordo intergovernativo sarà “operativo dal gennaio 2016”.

A dare il via al processo sarà la Banca centrale europea, ma la gestione della crisi e la decisione sulle modalità di coinvolgimento del fondo saranno affidate a un comitato unico composto da rappresentanti della Bce, della Commissione europea e delle autorità nazionali competenti (quelle del Paese in cui si trovano la sede centrale e le succursali della banca). Sul destino finale dell’istituti decideranno insieme Commissione e governi.

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