Nel Documento di economia e finanza 2014 “non è contenuto, e non potrebbe esserlo, alcun riferimento a ipotesi di blocco di contrattazione nel settore pubblico”. Lo ha comunicato il ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan, smentendo le notizie di stampa in base alle quali i contratti degli statali, già bloccati dal 2010, sarebbero rimasti congelati fino al 2020 perché nel Def non sono previste uscite ad hoc (anzi, nel documento si legge che “nel quadro a legislazione vigente la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche è stimata diminuire dello 0,7% circa per il 2014 per poi stabilizzarsi nel triennio successivo”). Il fatto è, ricorda la nota del Mef, che “secondo la normativa contabile italiana, il finanziamento delle risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego è effettuato con la legge di stabilità”, che viene approvata a ottobre. Mentre il documento presentato da Matteo Renzi l’8 aprile considera “solo l’indennità di vacanza contrattuale, in quanto erogata automaticamente per effetto di norme vigenti”. Traduzione: nessun nuovo blocco. Premature, quindi, le proteste dei sindacati, che in coro avevano già bollato come “inaccettabile”, “aberrante” e “ingiusto” l’ulteriore rinvio del rinnovo (la Cgil era già pronta alla mobilitazione).

La precisazione che arriva da via XX Settembre è solo un tassello della “blindatura” del Def portata avanti in queste ore dal governo, in attesa delle audizioni parlamentari che inizieranno lunedì e dei giudizi di Corte dei Conti, Istat e Bankitalia. L’altro fronte riguarda l’aggiustamento da 4,8 miliardi di euro, previsto anch’esso dal Def. “Non chiamiamola manovra“, puntualizzano dal Tesoro, “questo è un intervento di medio periodo già programmato e le cui risorse vengono da tagli alla spesa pubblica improduttiva”. Niente nuove tasse, dunque. “Le politiche economiche che il governo vuole varare mirano in parte a stimolare la crescita, in parte a consolidare i buoni risultati di bilancio ottenuti grazie ai sacrifici degli italiani”. Senza chiederne di nuovi, è la promessa.

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