Dopo giorni di indiscrezioni e ipotesi sul dimezzamento del discusso programma F35 – e dopo un caffè offerto ieri dall’ambasciatore americano John Phillips a una delegazione delle commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato – oggi il Consiglio Supremo di Difesa convocato dal presidente Napolitano, pur non affrontando esplicitamente l’argomento, ha di fatto rimandato ogni decisione a dopo l’elaborazione di un “Libro Bianco” che dovrà stabilire quali sono le minacce future per la sicurezza nazionale del nostro Paese e gli strumenti militari adatti a fronteggiarli.

La sorte del contestato programma di acquisizione dei cacciabombardieri americani, che doveva essere decretata al termine dell’indagine conoscitiva del Parlamento, è quindi ulteriormente rinviata al 2015 poiché il nuovo studio non sarà pronto prima della fine dell’anno. Il Colle ha voluto evitare lo scontro istituzionale, come accaduto lo scorso luglio con il suo duro monito contro l’interferenza del Parlamento su questa materia, adottando questa volta una strategia più diplomatica per arginare il potere di controllo parlamentare sancito dalla legge 244 del 2012 e consentire alla Difesa di proseguire indisturbata il programma di acquisizione degli F35 (sono previsti a breve impegni contrattuali per altri quattro aerei). I parlamentari del Pd in commissione Difesa capeggiati da Giampiero Scanu, però, non si danno per vinti e puntano a trasformare le conclusioni dell’indagine conoscitiva, prevista per il 4 aprile, in una risoluzione da far votare in aula che impegni il governo a sospendere i contratti del programma F35 – questa volta davvero – in vista di un suo significativo ridimensionamento.

Il fattoquotidiano.it ha avuto accesso al documento conclusivo dell’indagine che il Pd conta di far approvare in commissione Difesa anche con i voti degli altri partiti. Un testo che, rivendicando la valenza democratica del controllo parlamentare sulle spese militari, propone non solo il ripensamento del programma F35, lo stop al programma Forza-Nec di digitalizzazione dell’esercito e la vendita della portaerei Garibaldi, ma auspica anche la creazione di un organismo istituzionale che – come il Gao americano – eserciti un controllo sulle spese militari, sottraendole definitivamente alla opaca autoreferenzialità dei vertici militari.

Tra gli irriducibili anti-F35 permane una forte preoccupazione. Massimo Artini (M5S), vicepresidente della commissione Difesa: “Il rischio è che l’iniziativa del Pd si risolva in una riedizione dell’inutile mozione Speranza-Brunetta (Pd, Pdl e Scelta Civica ndr) dello scorso giugno, che di fatto non è servita a fermare l’acquisto di nuovi cacciabombardieri da parte della Difesa. Noi come Cinquestelle abbiamo già depositato in commissione Difesa una risoluzione che impegna il governo a bloccare il programma F35; per ridimensionarlo veramente poi c’è solo una cosa da fare: tagliare gli impegni di spesa, gli stanziamenti complessivi per il programma JSF messi a bilancio per la Difesa da qui al 2025″. Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo: “Come campagna ‘Taglia le ali alle armi’ oggi abbiamo scritto al premier Renzi e alla ministra Pinotti chiedendo loro un incontro e ribadendo la necessità di una sospensione immediata di qualsiasi nuovo acquisto, non solo aerei ma pezzi di lunga produzione e supporti logistici, e di arrivare un percorso formale per la cancellazione della partecipazione italiana al programma JSF”. Su Avaaz.org intanto è stata lanciata una petizione popolare online per chiedere al governo di fermare subito l’acquisto dei caccia F35: in pochissimo tempo sono state raccolte oltre 450mila firme.

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