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Berlusconi si autosospende: ma io continuerò a chiamarlo Cavaliere

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E così adesso il consiglio direttivo della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro ci dice che non possiamo più chiamare Cav. il nostro amato Silvio. Naturalmente respingiamo al mittente la provocazione: per me Berlusconi è “il” Cavaliere e rimarrà tale per il futuro. Questi consessi onorifici, che nel caso nostro hanno anche l’alto sigillo del Presidente della Repubblica, pretenderebbero di dettare adesso il rintocco etico del Paese attraverso l’espulsione di un loro strabenemerito, dopo averlo adorato, vezzeggiato, coccolato, adulato, per trentasette anni (data di iscrizione di Berlusconi Silvio: 2 giugno 1977; «Attività di nomina: industria edile e telecomunicazioni»)!

Dopo la condanna in via definitiva per frode fiscale del Cavaliere, si è messo in moto il meccanismo statutario, per cui valutarne i profili etici alla luce della novità giudiziaria. L’iter stava arrivando alla sua conclusione (che immaginiamo avrebbe avuto lo stesso esito), quando al Consiglio è arrivata una lettera dello stesso Berlusconi che per evitare l’umiliazione pubblica di una cacciata “per indegnità” ha presentato una domanda di autosospensione con cui rinuncia all’onoreficenza. Tanto per capirci, per “indegnità” è stato cacciato il cavalier Tanzi, il quale ha lasciato sul lastrico migliaia di risparmiatori. Non pare proprio la stessa situazione di Silvio Berlusconi, le cui aziende pagano regolarmente lo stipendio a migliaia di dipendenti.

Comunque a noi fa un gran piacere che il consiglio direttivo della Federazione Nazionale dei Cavalieri de Lavoro abbia alzato l’asticella etica sino a vette scintillanti, per cui buttare fuori dalla Federazione il cavalier Berlusconi. In questo modo, si consegna a un infaticabile lavoro di ricerca e di controllo su tutti i «soci» e preventivamente su tutti quelli che vorrebbero diventarlo, e ci sembra un po’ troppo comodo aspettare il dopo, e cioè che sia la magistratura a togliere le castagne dal fuoco, con una sentenza che passa in giudicato. Magari ci sono percorsi, storie personali, intrecci finanziari, disavventure, situazioni, inghippi, che meriterebbero un approfondimento anche «durante». Quella di Berlusconi Silvio, per esempio, poteva prestarsi, no?

Buon lavoro, Federazione!

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