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Il senso di Renzi per le start-up

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Un premier che come primo atto di governo visita un incubatore di start-up non si era mai visto. È successo ieri a Roncade, piccolo centro in provincia di Treviso, Veneto profondo, dove Matteo Renzi ha fatto la sua prima uscita da presidente del Consiglio, visitando H-Farm, realtà che già aveva conosciuto nel suo tour del Veneto di due anni fa.

L’impegno del neo-presidente verso il mondo start-up non è una novità: l’ex sindaco di Firenze da mesi va ripetendo che serve un piano per le imprese innovative. Non si sa però che cosa abbia in mente: eppure di cose da fare ce ne sarebbero. 

Il governo Letta infatti qualcosa (poco) ha fatto, ma ha lasciato molto in sospeso. Tra le cose positive realizzate, la detassazione degli investimenti nelle start-up innovative, con sgravi fino al 20% per chi investe in questo tipo di società; poi il visto per gli stranieri che vogliano aprire una start-up in Italia (in realtà previsto dal governo Monti ma arrivato solo ora, e entrerà in vigore il mese prossimo); infine il regolamento della Consob sull’equity crowdfunding, di cui abbiamo scritto spesso, che dota l’Italia (prima in Europa e nel mondo) di norme precise sulla Borsa del futuro, quella delle start-up (e anche qui, non è un merito del governo ma della Commissione di Borsa, ma tant’è).

Cosa farà adesso Renzi? Poco si sa: sul suo tavolo ci sarebbe un “piano industriale per le start-up” che a fianco del Job act, cioè la riforma del lavoro su cui intende giocare il tutto per tutto, dovrà essere presentato nei prossimi mesi (e ieri ha detto che sarà pronto a marzo). Per adesso Renzi il tecnologico e il grande utilizzatore di iPad unta soprattutto sul rilancio, come risulta a L’Arancia, della Agenda digitale, di cui si sta occupando soprattutto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che nei prossimi giorni dovrà decidere come procedere. Le strade sono infatti due, o nominare un sottosegretario all’Innovazione, oppure creare una squadra che dipenda dalla Presidenza accentrandone le funzioni.  

A ogni modo a Renzi interessa soprattutto sfruttare la tecnologia 2.0 per sfrondare l’amministrazione pubblica; dunque ci si aspetta un’accelerazione dei tre punti su cui il governo Letta aveva puntato: fatturazione elettronica, identità digitale e anagrafe unica. Sul piano delle start-up, al di là dei proclami e della visita significativa di ieri, rimane ancora il mistero.

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