Tre molotov davanti al pianerottolo di casa del parlamentare Stefano Esposito (Pd). È stato un vicino a trovate le tre bottiglie incendiarie. Sul posto è arrivata la Digos che ha avviato le indagini. Nella buca delle lettere, c’era un biglietto con scritto: “Caselli è andato in pensione, Bersani è in rianimazione, i tuoi amichetti sono quindi fuori gioco. Chiamparino non tornerà. Ora tocca a te ritirarti o fare bum bum, la scelta è solo tua. Tornatene in prefettura la scorta non ti può proteggere più”. 

Il messaggio contiene anche il riferimento ad un incontro privato del senatore con il giornalista della Stampa Massimo Numa. “Tu e il tuo amichetto eravate proprio belli seduti alla panchina ai giardinetti, vi vogliamo vedere così”. Secondo gli investigatori il riferimento alla Prefettura va interpretato come un invito al senatore ad abbandonare la politica, visto che in passato era un dipendente dell’ente. Non è la prima volta che il senatore Si Tav è fatto oggetto di attenzioni e minacce.

Ma oggi, a differenza di episodi passati, in cui le lettere intimidatorie erano firmate con stelle a cinque punte o la dicitura “Brigata popolare Val Susa libera”, il biglietto non ha firme e il gesto non è stato rivendicato da nessuno. Eppure, nonostante l’anonimato del gesto, l’attività del senatore a favore dell’Alta velocità fa parlare la Digos di ambienti che si riconoscono nella battaglia no Tav. “Sul messaggio non ci sono firme. Ma è pur vero che le uniche minacce o attenzioni che sono state rivolte al senatore provengono tutte dallo stesso ambiente” è la spiegazione data al fattoquotidiano.it dal numero due della Digos di Torino Cecilia Tartoni. “E il senatore, oltre al suo impegno no Tav, non svolge altre attività che possano esporlo a simili attenzioni”.

Commenta con una battuta al vetriolo quanto accaduto al senatore anche il leader No tav Alberto Perino.“Chiedete a Mortola – dice – Lui è molto pratico di bottiglie incendiarie portate all’interno degli edifici”. Il suo riferimento è all’ex capo della Digos genovese, Spartaco Mortola, nonché ex dirigente della Polfer di Torino, che proprio qualche giorno fa è stato posto agli arresti domiciliari per l’irruzione e l’introduzione di prove taroccate nella scuola Diaz di Genova in occasione del G8. 

Il movimento contro l’alta velocità ha diramato una nota, mettendo in dubbio l’autenticità stessa delle minacce. “Siccome velatamente le accuse della stampa sono giù puntate sui i notav, permetteteci di pensare male perché dopo stelle a cinque (o sei) punte sul cofano della macchina, bigliettini di minaccia anonimi, polli sullo zerbino di casa e altro che non ricordiamo, il gioco per diventare famosi inizia a stancare”, è scritto nel comunicato. “Permetteteci anche di dubitare ogni volta che una bottiglia con liquido infiammabile viene ritrovata da qualche parte”. 

Intanto al Palagiustizia di Torino i No Tav hanno indetto una protesta e manomesso gli scarichi di sei bagni degli uffici giudiziari, intasandoli con biro e polistirolo. “Terrorista è chi militarizza la valle”, è la scritta sugli adesivi lasciati nei bagni, tra cui quello vicino all’ufficio del pm Rinaudo, magistrato del pool anti-terrorismo che indaga sui disordini in Valle di Susa. La protesta è legata all’accusa di terrorismo rivolta a quattro attivisti arrestati nelle scorse settimane.  Oltre a quello vicino al pm Antonio Rinaudo, ci sono quelli vicino al gip Federica Bompieri, che ha spiccato gli ordini di custodia cautelare nei confronti dei quattro No Tav accusati di attentato con finalità terroristiche, e del giudice Quinto Bosio, presidente del collegio del maxi-processo a carico degli esponenti del movimento per gli scontri al cantiere dell’estate 2011.

Aggiornato da Redazione Web alle 15.21

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