Niente carcere e sanzioni ridotte per chi denuncia i capitali ancora detenuti all’estero. Il governo Letta conferma le linee guida della sanatoria trapelate nei mesi scorsi e punta anche alla legge di Stabilità per renderla operativa. I dettagli sono contenuti in una bozza di emendamento dell’esecutivo alla manovra secondo il quale  l’autore delle violazioni, per aderire alla sanatoria, dovrà indicare spontaneamente all’amministrazione finanziaria “tutti gli investimenti e tutte le attività di natura finanziaria costituiti o detenuti all’estero, anche indirettamente o per interposta persona”. Per i reati più gravi resta comunque la pena detentiva, che però sarà dimezzata.

Nel caso in cui il proprietario di capitali all’estero abbia ricevuto un avviso di accertamento, le somme dovranno essere versate in un’unica soluzione entro il termine per il ricorso (60 giorni) o, nel caso di accertamento con adesione, entro 20 giorni dalla scrittura dell’atto. Inoltre dovranno essere pagate tutte le somme dovute, in base all’atto di contestazione o al provvedimento di irrogazione delle sanzioni per le violazioni e gli obblighi di dichiarazione. La procedura di collaborazione volontaria potrà essere attivata fino al 30 settembre 2016.

La bozza prevede il “condono” dai reati penali nei confronti di chi ha commesso l’omessa o infedele dichiarazione (sanzione prevista da 1 a 3 anni). Per i reati più gravi, invece, le pene verranno dimezzate: attualmente vanno da 18 mesi a 6 anni, mentre nella versione allo studio si passerebbe da 6 mesi a 3 anni. Per quanto riguarda le sanzioni, invece, verranno scontate del 50% se le attività vengono trasferite in Italia o in altri stati membri dell’Ue. Mentre negli altri casi lo sconto si riduce al 25% della sanzione.

La collaborazione volontaria non sarà valida se la richiesta sarà presentata dopo che l’autore delle violazioni avrà ricevuto “formale conoscenza di accessi, ispezioni, verifiche o dell’inizio di qualunque attività di accertamento amministrativo o di procedimenti penali, per violazioni di norme tributarie”. La collaborazione volontaria sarà vietata anche nel caso in cui si venga a conoscenza dell’avvio di procedura tramite terzi. La richiesta di disclosure, inoltre, non potrà essere presentata più di una volta, anche indirettamente o per interposta persona. 

Le risorse che potrebbero arrivare dal rientro dei capitali dovrebbero andare a finanziare il Fondo taglia cuneo già nel 2014, anche se nella bozza dell’emendamento compare sia questa ipotesi, sia quella alternativa finalizzata al rimborso dei “debiti commerciali in conto capitale a agli investimenti anche per gli enti territoriali“.

“L’automatismo che destina i fondi da spending review e ritorno di capitali dall’estero al taglio delle tasse sul lavoro è un impegno in legge di stabilità, e si aggiunge ad altre cose che vogliamo fare per rilanciare la piccola impresa, molte di queste cose diventeranno norma nelle prossime ore”, ha detto il presidente del Consiglio, Enrico Letta, in un video-messaggio all’assemblea Cna. Tuttavia sembra che non sia ancora stato definitivamente scioltoil nodo relativo al veicolo legislativo attraverso cui presentare la norma e non è dunque ancora stato deciso se presentarla durante l’esame della Legge di Stabilità.

Ai fini pratici è opportuno sottolineare che a beneficiare della possibilità di rientro dovrebbero essere soprattutto i contribuenti che hanno capitali all’estero ancora accertabili, mentre per chi è scattata la prescrizione le possibilità per il fisco di eventuali accertamenti è più remota. L’amministrazione potrebbe procedere ad accertamenti che potrebbero incidere sull’eventuale rendimento del capitale all’estero. Più delicata la situazione di chi ha effettuato il trasferimento dopo il 2009. Con il varo dello scudo ter è stata infatti introdotta una norma che inverte l’onere della prova stabilendo che dovrà essere il contribuente a dimostrare che le somme non sono frutto di evasione fiscale. Per contro l’amministrazione potrà presumere che le somme all’estero sono frutto di evasione e procedere all’accertamento. Il rientro volontario in questo caso attenua sensibilmente le sanzioni.

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