La prima corrente che scomparirà se vinco le primarie sarà quella dei renziani”. Matteo l’ha detto in tutte le salse nella sua campagna congressuale. Ma in realtà può contare su qualcosa che è “oltre” una corrente: un gruppo, che si va allargando sempre di più, di fedelissimi, dell’ora zero (definizione di Nicola Danti, oggi consigliere regionale in Toscana, che lo conosce dai tempi degli scout), della prima ora, e dell’ultima. Cerchi concentrici, intorno al “Giglio magico”.

Il braccio armato è il fedelissimo Luca Lotti. Arrivato in Parlamento, dove gestisce la colonna renziana, è stato da lui messo anche in segreteria. Come responsabile Enti Locali. Ma a questo punto è praticamente l’unico candidato per il ruolo più importante, quello di responsabile Organizzazione. “Se vinco io, lunedì alle 12 convoco una conferenza stampa e nomino la segreteria: 12 persone, metà uomini e metà donne”, ha annunciato Renzi, avvisando che non ci sarà nessuna trattativa con le correnti. Certo il successo di Civati apre qualche incognita in più. Il tam tam delle ultime ore spingeva per un’ipotesi di Pippo vicesegretario. I nomi più gettonati sono quello di Stefano Bonaccini, coordinatore del comitato, ex bersaniano, segretario dell’Emilia Romagna. E poi, Maria Elena Boschi, deputata, anche lei del circuito più stretto, Deborah Serracchiani (già in segreteria, appartenenza Area Dem). E magari Antonio Funiciello (anche lui già in segreteria come responsabile Comunicazione, già veltroniano, oggi renziano) e Angelo Rughetti (romano, oggi parlamentare, già segretario dell’Anci). Per l’economia, il nome più quotato è quello di Yoram Gutgeld.

Tra le donne, ancora, Nadia Ginetti, senatrice umbra e Flavia Malpezzi, deputata di Milano, Mila Spicola, siciliana per la scuola. E poi Lorenzo Guerini, che avendo avuto il ruolo di avamposto renziano nella commissione Congresso si è guadagnato la possibilità di diventare tesoriere. Un’altra bella gatta da pelare, visto che si tratterà di snellire gli organici. Sempre che “Matteo” non decida di infrangere tutte le regole e portarsi dietro Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Big Bang o Marco Carrai, il suo “Gianni Letta”. Come presidente il nome che ricorre più insistentemente è quello di Piero Fassino. Ma non manca l’idea di una figura di garanzia indiscutibile, magari una donna. Nel circolo dei fidatissimi c’è Marco Agnoletti, portavoce ufficialmente del Comune di Firenze, in realtà ventriloquo di Matteo, ombra e accompagnatore perenne. C’è da aspettarsi che lo seguirà anche al partito.

Molti dei vicinissimi resteranno in Parlamento a presidiare le commissioni: David Ermini, avvocato, punta di diamante in Commissione Giustizia, renziano dell’ora zero (era amico del padre, Tiziano) e poi Dario Nardella, ex vice sindaco di Firenze, Matteo Richetti, ex presidente dell’Assemblea regionale dell’Emilia Romagna, ora in Commissione Affari Costituzionali, con il sindaco dall’inizio, Simona Bonafè, anche lei tra i volti del renzismo della prima ora, oggi deputata, Andrea Marcucci e Roberto Cociancich, colonne in Senato. Non va dimenticato Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, il miglior testimonial della battaglia anti-Porcellum.

da Il Fatto Quotidiano del 9 dicembre 2013

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