Una mattina di qualche mese fa chiaccheravo piacevolmente con una eurocrate. Una ragazza italiana che lavora per l’Unione: nei suoi compiti principali, negli ultimi 5 anni, vi era il progetto di fare advocacy (o lobby) presso il governo di Ankara (Turchia) per convincere quella nazione e i suoi governanti a entrare nell’Unione. La guardai perplesso e le dissi ironico “be’ fortuna che non lavoravi nel settore privato, dopo 5 anni di lavoro, la Turchia non ci pensa manco morta a entrare in Europa, nel privato ti avrebbero licenziato in tronco per un fallimento simile”. Lei mi guardò truce, da allora non l’ho più vista.

Non sono un euroscettico o un euro ottimista. Mi considero semplicemente un italiano dell’Unione Europea. Non ricordo di aver votato per entrare nell’Unione, ma ammetto di aver votato degli eurodeputati. Ora tuttavia ho una perplessità. Non è segreto che vi siano numerosi partiti che incolpano di tutto l’Europa. Non parlo solo di Forza Italia o Grillo (curiosamente schierati sullo stesso fronte). La destra francese, Alba dorata, una buona parte della popolazione greca e la lista potrebbe continuare. Ora tuttavia facciamo un salto fuori.

Ultimamente sembra che l’Unione Europea non sia intrigante nemmeno per le nazioni straniere. Credo che un tipo di eurocrati simili alla mia conoscente (della quale parlavo all’inizio), siano stati inviati anche in Armenia e in Ucraina. Dopo quasi un anno di trattative entrambe queste nazioni han pensato bene di aderire all’Unione Euroasiatica, carismaticamente coordinata dalla Russia di Putin. Ora non discuto se la Turchia (di solito storicamente appartenente al Medio Oriente o nel migliore dei casi al passato impero ottomano) e l’Armenia (generalmente cristiana ma appartenente all’area caucasica) avessero un diritto “storico” di entrare nell’Unione Europea. Certo è che non vi aderiranno.

E cosa dire dell’Ucraina. Una nazione che è stata per anni una spina nel fianco della Russia, con le continue diatribe sulla gestione dei flussi di Gas dal ricco colosso euroasiatico all’assetata (e in inverno anche raffreddata) Europa. Per mesi era logico pensare, urlato da tutti i media e gli eurocrati, che l’Ucraina sarebbe entrata nell’Unione. Invece sorpresa, dopo la repentina adesione dell’Armenia all’Unione Euroasiatica ora anche gli ucraini sono stati sedotti dall’est. In verità in Ucraina la popolazione sta attivamente manifestando il proprio dissenso, ma pare che il leader politico abbia preso la sua decisione. Perché? Purtroppo non ho accesso a molti eurocrati a cui chiedere una opinione (l’ultima eurocrate con cui ho parlato non la vedo più) ma mi piace credere che i politici armeni e ucraini abbiano fatto i conti.

Quando inizialmente Putin ha invitato le nazioni ad aderire gli ucraini han detto no. La sfortuna vuole che nello stesso periodo uno dei principali gruppi alimentari dolciari ucraini sia stato estromesso, in pochi giorni, dal ricco mercato russo. Del tipo “se non sei con noi buona fortuna”. Mi vien da immaginare il dialogo che può aver avuto luogo tra Putin e il leader ucraino o armeno che, dalla sera alla mattina, han deciso di gettar alle ortiche mesi di penose, lunghe e forse un poco noiose, trattative con gli eurocrati. Potrebbe esser andato così (bene inteso è un dialogo di fantasia): Putin “ Ah bello che voi anna’ dagli europei? E che te danno? Tengon n’economia che fa acqua, un c’han na lira, so pure complicati. Se qualcuno t’ammolla na pizza chi te difende gli europei? Manco tengon un esercito comune. Te, me devi un botto de sordi e sei messo male, se vieni con me bon, altrimenti attaccate”.

Forse lo slang dialettico non rende l’idea completamente, mi scuserete non parlo russo, ma non credo che una discussione faccia a faccia sia stata così lontana dalla mia ricostruzione. Ora, appurato che l’Unione Euroasiatica si pappa i possibili candidati europei, mi domando cosa faremo noi italiani che in Unione già ci siamo. Domenica, Grillo tuonava sull‘Europa dicendone di tutti i colori. Ora che si possa uscire dall’Europa è un fatto, passi, ma mi domando finché ci siamo dentro non varrebbe la pena coglierne le occasioni. Leggo alcuni giorni fa dei soldi che l’Europa sarebbe disposta a darci se… noi fossimo bravi a chiederli. O meglio a preparare quel discreto ammontare di carte certificazioni, stampi etc.. che sono richiesti per avere finanziamenti. Io stesso ricevo il Guce (il gazzettino europeo). È scritto in ogni lingua disponibile, ma la sua leggibilità è pari al bugiardino dei medicinali. Di tutto e di più.

Ora per quanto inconsueta possa sembrare questa mia riflessione non varrebbe la pena, finché siamo in Europa, approfittare dei soldi che ci vogliono dare? Magari creando dei progetti interessanti per rilanciare lo sviluppo delle infrastrutture, la ricerca, e, con quei soldi, provare a far tornare qualcuno di quei brillanti cervelli che han lasciato l’Italia disperati perché non trovavano un posto decente e ora sono all’estero a inventare, fare ricerca e fare grandi altre nazioni?

Se l’Europa non ci piace tanto, posto anche di uscirne in tempi non brevissimi, speriamo che Putin ci adotti.

@EnricoVerga

Articolo Precedente

La sovranità e il vincolo esterno

next
Articolo Successivo

Crisi, in Europa meglio ascoltare Maijor che Rehn

next