E’ morto oggi all’età di 102 anni il generale Vo Nguyen Giap, comandante dell’esercito popolare vietnamita, simbolo della lotta del Vietnam contro le potenze coloniali francesi e nordamericane. Il generale Giap è considerato il moderno artefice dell’antica strategia della tigre e dell’elefante, basata sulla capacità del felino di rintanarsi nella giungla e di colpire il pachiderma con brevi e rapidi assalti prima di tornare a nascondersi. E così via, fino a quando l’enorme e poderoso elefante finisce per crollare sfinito sotto i colpi della piccola ma intelligente tigre. Così, per oltre trent’anni anni, il generale Giap guida la resistenza del popolo vietnamita (la tigre) riuscendo a sconfiggere le potenze tecnologiche colonialiste (l’elefante) in un’estenuante guerra di trincea. Questa tattica sarà poi utilizzata in molte guerriglie, dall’Africa al Sudamerica, con analoghi e diversi motivi, e con alterni risultati.

Vo Nguyen Giap è ricordato soprattutto per il capolavoro strategico a Dien Bien Phu. Due mesi di guerriglia contro l’esercito francese, in una vallata nella zona nordoccidentale del Vietnam, che sono l’inizio della fine per l’occupazione coloniale in Indocina, Laos e Cambogia. Tutto comincia tra il 1945 e il 1946 quando, dopo aver liberato il Vietnam dall’occupazione giapponese, il presidente Ho Chi Min è scavalcato dagli accordi di Yalta, che consegnano la zona sotto l’influenza cinese e inglese, con la Gran Bretagna che ne cede il controllo ai francesi. Inizia la prima lotta di liberazione, che si conclude proprio nel maggio del 1954, a Dien Bien Phu, quando i Viet Minh comandati dal generale comunista Giap prendono possesso della vallata grazie a un sapiente uso delle guerriglia contro l’artiglieria francese del generale De Castries, supportata anche dall’aviazione.

La battaglia di Dien Bien Phu sono i 57 giorni che sconvolgono il mondo: per la prima volta una popolazione del cosiddetto terzo mondo, senza praticamente alcun aiuto esterno, ha la meglio su una potenza occidentale. Quattordici anni dopo, è sempre lui a guidare l’Offensiva del Tet: la lunga marcia vietnamita dal nord al sud lungo i sentieri della catena montuosa del Truong Son, antiche mulattiere oggi conosciute come Sentiero di Ho Chi Min. E’ il 1968 e l’esercito nordvietnamita espugna la base militare dei nuovi colonizzatori americani a Khe Sanh, recando numerosi danni anche alle basi aeree di Tan Son Nhut e Bien Hoa. La reazione statunitense è spropositata: l’aviazione americana rade al suolo intere città e villaggi vietnamiti, il napalm brucia vivi migliaia di donne e bambini. Il mondo si desta dal torpore del sogno americano, apre gli occhi sulla carneficina e si sveglia nell’orrore.

La vittoria di Giap in questo caso oltre che strategica è mediatica. In Europa e negli Stati Uniti i pacifisti che chiedevano il ritiro delle truppe colonialiste vanno oltre, e per la prima volta cominciano a inneggiare ai resistenti vietnamiti. La stampa americana comincia a parlare di ritiro delle truppe. L’Offensiva del Tet, dopo il successo militare di Dien Bien Phu, è mitopoietica. L’eredità che lascia non è quella dell’eroe classico, Giap diventa eroe collettivo, il nome multiplo degli oppressi della terra. Anche perché a differenza di altri rivoluzionari Giap non prende il potere. Altri poi governano il Vietnam che lui ha contribuito a liberare, lui sceglie di passare la lunga vecchiaia a studiare e a leggere libri. E invece che conformarsi al regime vietnamita lo contesta anche pubblicamente, appoggiando i movimenti giovanili. E per questo, anche se non ufficialmente, ne è emarginato.

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