La Procura di Torino apre uno spiraglio ai Ligresti. Ma anche a Unipol-FonSai. E’ l’esito paradossale che potrebbe portare il sequestro per equivalente da oltre 250 milioni effettuato lunedi 12 agosto dagli inquirenti a carico della compagnia assicurativa e dei 7 indagati – Salvatore, Jonella, Giulia e Paolo Ligresti oltre agli ex amministratori di Fondiaria, Fausto Marchionni, Emanuele Erbetta e Antonio Talarico – nell’ambito dell’inchiesta torinese che accusa le persone fisiche di falso in bilancio, falso in prospetto e falso informativo e coinvolge la società ai sensi della legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Un’operazione quella eseguita lunedì dalla Guardia di Finanza che, proprio a causa della fretta, potrebbe avere delle conseguenze non volute,  come quella di ridare dignità ufficiale alle vecchie perizie di Scenari Immobiliari sul valore del patrimonio immobiliare di Fondiaria, già al centro delle denunce dei soci di minoranza della compagnia, delle relative relazioni del collegio sindacale e della relazione del commissario ad acta Matteo Caratozzolo. Tutti documenti citati proprio dalla Procura nella richiesta di misura cautelare a carico dei Ligresti nella quale si parla anche dei danni cagionati dalla loro gestione con il “bidone” Atahotels rifilato alla compagnia con “effetti pregiudizievoli” anche a causa degli “acquisti, da parte del gruppo FonSai, di immobili destinati ad essere ceduti in locazione alla stessa Atahotels”.

IL SEQUESTRO PER EQUIVALENTE. Il blitz era infatti finalizzato alla confisca di una somma pari a 251,6 milioni di euro, l’equivalente del profitto illecito realizzato dagli indagati secondo le stime del consulente della procura, Giovanni Petrella. Il 15% circa della somma è stato rinvenuto tra i beni e i conti correnti della famiglia siciliana e dei suoi ex manager. Per il restante 85%, cioè 215 milioni, invece, gli inquirenti si sono rivolti a FonSai. Ma non hanno attinto alla cassa della compagnia che ha chiuso il semestre con 171,5 milioni di utili, tanto meno al suo portafoglio azionario che include il 61% della quotata Milano Assicurazioni che sul mercato attualmente vale oltre 640 milioni di euro. 

I magistrati hanno preferito piuttosto puntare dritti agli “immobili di proprietà della società Atahotels, acquisiti peraltro da parte di Fondiaria-Sai con una operazione alquanto discutibile”, come si legge nel decreto di sequestro preventivo. In particolare la scelta è ricaduta su cinque alberghi. E per la valutazione di mercato delle singole proprietà gli inquirenti si sono appunto affidati a una perizia del dicembre 2010 effettuata da Scenari Immobiliari.

I PM SI AFFIDANO AL PERITO DEI LIGRESTI. Il nome non è secondario, visto che si tratta del perito di fiducia dei Ligresti che ricorre più volte nelle relazioni dei sindaci di FonSai e in quella del commissario ad acta della compagnia che ha portato all’azione di responsabilità nei confronti della famiglia siciliana e dei suoi manager approvata dagli azionisti la scorsa primavera e il cui primo motore era stata la denuncia del fondo Amber, socio di minoranza di FonSai. Tutti documenti citati ai quali rimanda lo stesso decreto e nei quali si legge, per esempio, che a fine febbraio 2012 il collegio sindacale di FonSai aveva incontrato i periti che hanno valutato gli immobili del gruppo al centro di operazioni con parti correlate e, in particolare, gli immobili in locazione a Atahotels, per verificare “i criteri in base ai quali erano pervenuti alle loro valutazioni al 31 dicembre 2011 che concludevano per valori inferiori, a volte anche in misura significativa, rispetto alle perizie dell’anno precedente”.

Quelle appunto di Scenari Immobiliari su cui si sono basati i pm e che valutavano in 38 milioni il controvalore dell’Atahotel Principi di Piemonte di Torino, in 64 milioni il Giardini Naxos di Messina, in 23 milioni il Fiera di Milano, in 53 milioni il Varese e in 37 il Golf Hotel di Madonna Campiglio. Ma Fondiaria, che si è tuttavia molto lamentata del sequestro, sa bene che il valore degli immobili è decisamente inferiore visto che l’intero patrimonio lo scorso anno è stato oggetto di una nuova perizia che però non è stata resa integralmente pubblica. Tuttavia qualche indizio delle discrepanze c’è e si trova proprio nel bilancio 2012 di FonSai spa dove si legge che “è proseguita la complessa attività di revisione e valutazione del patrimonio immobiliare, anche con il supporto di periti indipendenti, che ha comportato la necessità di iscrivere minusvalenze per perdite permanenti di valore per  95,7 milioni di euro. Tali valori sono concentrati prevalentemente nei 4 immobili a destinazione alberghiera siti a Varese – via Albani, Torino – via Gobetti, Giardini Naxos – Loc. Recanati, Milano – Viale Monza”.

I CONTI NON TORNANO: FONSAI VALUTA GLI IMMOBILI LA META’. In dettaglio tre su cinque degli immobili sequestrati dalla Procura di Torino soltanto nello scorso esercizio sono stati svalutati per 21,4 milioni (Naxos), 10,9 milioni (Principi di Piemonte) e 22,19 milioni di euro (Varese), per un totale di 54,5 milioni di euro in meno rispetto alla valutazione del 2011 che a sua volta era già inferiore a quella del 2010 utilizzata dai pm. Complessivamente, poi,  la discrepanza tra i valori della perizia di Scenari Immobiliari su cui si sono basati i magistrati per valutare i 5 alberghi e quelli messi a bilancio dal gruppo assicurativo a fine 2012 ammonta a 107,5 milioni di euro.  Somma che dimezza il valore teorico del sequestro da 215 milioni a carico di Fondiaria Sai.

Senza contare che il Fiera di Milano è chiuso da 2 anni e la  sua valutazione non potrà che continuare a risentire, mentre il resort di Varese, che era stato costruito in occasione dei mondiali di ciclismo del 2008  con il permesso speciale dell’allora commissario straordinario Guido Bertolaso, secondo una precedente indagine della Guardia di Finanza torinese segnalata dalla Provincia di Varese avrebbe alle spalle 5 anni di attività in netto passivo.

Nessun problema, però, per gli inquirenti. Secondo quanto si apprende da fonti del palazzo di giustizia del capoluogo piemontese, la scelta sarebbe ricaduta sulla vecchia perizia di Scenari Immobiliari per motivi esclusivamente di tempo, ma se una valutazione più recente dovesse stabilire che gli alberghi sequestrati (non sigillati, l’operatività è stata garantita), hanno un valore inferiore alle stime, si potrà procedere a nuovi sequestri. Resta quindi da intendere se l’aver avvalorato ufficialmente il perito dei Ligresti non offra il destro a una riabilitazione del bidone Atahotels. Mentre se il bidone fosse confermato insieme al sequestro, passerà in buona parte sulle spalle dello Stato. 

di Gaia Scacciavillani e Andrea Giambartolomei

Aggiornato da Redazioneweb il 20 agosto 2013

Articolo Precedente

Mercedes, fango e bugie: Il Giornale all’assalto del giudice Esposito

next
Articolo Successivo

Ruby, compravendita e altro: quante grazie servirebbero a Berlusconi?

next