Josefa Idem stamattina ha capito di averla fatta davvero grossa. E non tanto perché, leggendo i giornali, ha avuto la certezza che la conferenza stampa di ieri non ha raggiunto l’effetto sperato (sia da lei che da Enrico Letta). Colpa sua: ha ammesso l’errore, certo, ma ha sminuito l’accaduto, non ha chiarito, ha mescolato le carte, non ha risposto alle domande. E comunque no, non è questo il vero cruccio domenicale di Josefa. Messaggero di Roma, pagina 7, titolo emblematico: “Per il bene del governo mi dimisi, lo faccia pure lei”. Parola di Claudio Scajola. Sì, proprio lui. Che nel 2010 lasciò la poltrona da ministro perché – lo disse pubblicamente in un’altra conferenza stampa passata alla storia – qualcuno gli aveva comprato casa a sua insaputa.

Nel pasticciaccio brutto della palestra esentasse il retrogusto kafkiano è tutto qui: il politico berlusconiano scafato e chiacchierato che dispensa buoni consigli ed esempi da canonica al mito olimpico prestato alla politica. L’uomo che morde il cane. Insomma: in casi di magagne “a tua insaputa” (l’appartamento vista Colosseo, l’Ici non pagata), il modello da seguire è quello di Claudio da Imperia. Per il bene del governo, ovviamente. Ecco il paradosso: Josefa la campionessa, Josefa la donna tutta d’un pezzo, Josefa l’esempio per le nuove generazioni, Josefa e uno degli epiteti del ‘mito a tutti i costi’, Josefa Idem e basta ha ammesso l’errore e non si è dimessa. Claudio Scajola l’indagato, Claudio Scajola il colonnello di B., Claudio Scajola il ras della Liguria, Claudio Scajola onnipresente nella Prima e nella Seconda Repubblica, invece, assicurò di essere innocente, eppure si fece da parte per difendersi (e fino ad ora ha avuto ragione lui). Questione di coerenza e di credibilità.

E anche questione di memoria. Perché se le parole hanno un peso, allora non possono essere dimenticate, specie se sono quelle di una campionessa entrata nella storia dello sport italiano. Fine luglio 2012, vigilia delle Olimpiadi di Londra. Intervistammo Josefa Idem. Il suo impegno politico era noto, ne approfittammo per farle (anche) domande ad ampio respiro. Le chiedemmo quale fosse la ricetta per uscire dalla crisi. Lei rispose così: “Credo che bisogna trovare delle soluzioni individuali, dal sistema ci si può aspettare poco. Ognuno deve decidere di vivere onestamente, essere disposto a impegnarsi nel sociale e a pagare sempre la sua parte. Ciascuno di noi dovrebbe poi fare un passo indietro: rivedere i suoi bisogni e le dimensioni di questi bisogni”. Che dimensioni ha, a distanza di un anno di distanza, il bisogno di un passo indietro? Ha scritto Storace su Twitter: ”Che differenza c’è tra l’insaputa di Scajola e il non so nulla della Idem? La ministra si dimetta e attenda il corso della giustizia. Succede”. Succede a chi? Non certo alla gente onesta. Josefa Idem dice di esserlo. Lo è davvero o “a sua e nostra insaputa”?

 

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