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Investitori e ritorni economici: il tabù che ci sta rovinando

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“Noi oggi abbiamo bisogno di costruire, e per farlo non dobbiamo buttare via tutto, ma dobbiamo rompere alcuni tabù. Come quello dove gli investitori devono sempre avere alti ritorni… questo è un tabù che ci sta rovinando.





Questo pensiero sintetizza una delle sfide più importanti del nostro tempo; vincerla significa consentire alle idee innovative e socialmente utili di realizzarsi e di portare reale progresso per la società civile. Idee bloccate oggi solo perché non garantiscono ritorni alti e veloci.
Cambiare modello economico è una sfida epocale, perché di questo si tratta introducendo l’etica nel mondo degli investimenti: riportare i soldi ad essere strumento, non il fine.

La remunerazione sfrenata del capitale ci ha portato a creare effimeri valori, orientando gli obiettivi in funzione non della reale utilità ma della redditività. E su questo ci hanno dato dentro tutti, dai cittadini ai grandi fondi internazionali di private equity. Già, anche i cittadini, attratti per modello o per bisogno da facili ricavi. 

Esistono però uomini e donne che fanno delle scelte, scelte di valore, di sperimentazione, scelte da pionieri e forse a volte anche un po’ pirati. E di questi fanno parte sicuramente tutti quelli che hanno scelto di tentare la creazione di una tv libera come Tv Popolare.

Tv Popolare nel suo percorso alla ricerca di capitali per finanziarsi ha scoperto che esistono varie possibilità per risolvere il problema del capitale e del controllo. E su questo percorso ha incontrato tante persone ed organizzazioni che come lei puntano a creare imprese in cui il capitale è necessario all’avvio d’impresa ma che il tempo trasforma in economia sostenibile. Profitti da reinvestire per crescere e migliorarsi, sempre.

Possiamo liberarci dalla morsa della finanza, ma dobbiamo recuperare il senso di unità. L’unità che ti consente di realizzare la grande rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno.

Ed in questo percorso siamo contenti di aver scoperto che non siamo soli, magari ancora non in tanti, ma non soli.
Perché è la solitudine, il sentirci così poco simili agli altri che ci imprigiona nelle distanze infinite dell’immobilismo.  

Rompiamo questo tabù insieme, sosteniamo ciò che riteniamo giusto, indipendentemente dal suo ritorno economico, guardiamo alla reale utilità e garantiamo il profitto per lo sviluppo.
Ci sentiremo sempre meglio, sempre meno soli, e prima o dopo, vinceremo questa sfida. 

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