Chi l’avrebbe mai detto. Il Movimento (5 Stelle) divide i movimenti. Ad accendere la miccia l’intervento di Franco Berardi, che su Facebook lancia la bomba. Anche lui ha votato Grillo, come d’altronde un italiano su quattro. “Non credo che il Movimento 5 stelle potrà governare l’Italia, non è questo il punto – aggiunge Bifo sul proprio profilo – La funzione importante e positiva che il movimento ha svolto è rendere il paese ingovernabile per gli antieuropei del partito Merkel-Draghi-Monti. L’elettorato italiano ha detto: non pagheremo il debito. Insolvenza”. Mai posizione fu più contestata.

Nell’arena virtuale sono scesi tutti, da Luca Casarini, vecchio leader ai tempi del G8 di Genova (che si limita ad un lapidario: “Condivido in pieno”) ai Wu-Ming, che da tempo hanno preso una posizione diametralmente opposta. “Tra quelli che se ne devono andare – scrive il collettivo riferendosi al fenomeno delle acampadas spagnole – gli spagnoli includerebbero anche Grillo e Casaleggio (inconcepibile un movimento comandato da un milionario e da un’azienda di pubblicità!), e anche quel Pizzarotti che a Parma da mesi gestisce l’austerity e si rimangia le roboanti promesse elettorali una dopo l’altra”.

Insomma, si apre il dibattito. Ci sono gli scatti di orgoglio di chi ricorda come già nel 2001 il sito Indymedia mettesse in rete migliaia di persone, e per giunta evitando ogni struttura gerarchica, “mentre il blog di Grillo fa comunicazione dall’alto verso il basso, come un quotidiano di partito qualsiasi”. E c’è anche l’amarezza di chi ritiene residuali le forme di organizzazione politica che meno di due anni fa hanno portato a Roma centinaia di migliaia di “indignati”. Era il 15 ottobre 2011, e come finì se lo ricordano tutti. Qualcuno però si chiede: “Chissà sei anche quei manifestanti hanno votato Grillo?”. A non andarci per il sottile è Giuliano Santoro, autore del libro “Un Grillo qualunque. Il Movimento 5 Stelle e il populismo digitale nella crisi dei partiti italiani”. “Dopo il ventennio del partito-azienda berlusconiano, ha vinto il movimento-azienda grillino”, scrive Santoro che cita i Wu-Ming e come loro “tifa rivolta” all’interno dei 5 Stelle. Ovviamente contro Grillo e Casaleggio.

A prendere posizione è anche la galassia dell’autonomia italiana. Sul loro sito di riferimento, Infoaut, appare un’analisi che invita a non demonizzare i 5 Stelle. “Il movimento cinque stelle – si legge – si è presentato come nuova forza capace di raccogliere e potenziare il malcontento che si esprimeva spontaneamente in molte categorie sociali e generazionali anche molto diverse ed eterogenee fra loro, ma ha avuto anche il pregio di sapersi rapportare con territori ed esperienze diversificate. Esso è oggi un veicolo che viene utilizzato da chi dissente. Siano esse la popolazione che lotta contro il tav o componenti del ceto medio private di rappresentanza, siano esse pensionati e piccoli imprenditori disillusi, lavoratori dei servizi, della sanità e della scuola non importa”. Tentano di capire il fenomeno anche gli ex disobbedienti, reduci da un ormai naufragato e forse mai nato (molto prima delle elezioni) tentativo di triangolo politico-elettorale con Fiom e Sinistra Ecologia e Libertà.  “Anche quando i grillini agitano temi e parole d’ordine molto simili alle nostre, o addirittura mutuate direttamente dall’esperienza dei movimenti come sui beni comuni o il reddito di cittadinanza – scrive Vilma Mazza sul sito GlobalProject – possiamo individuare una strutturale e irriducibile differenza tra noi e loro. Che costituisce, al tempo stesso, per noi un primo problema irrisolto e aperto: quello del rapporto tra conflitto sociale, costruzione dello spazio pubblico e democrazia diretta”.

E ancora: “Strutturalmente il discorso e la pratica dei grillini esprime il rovesciamento speculare di quel rapporto sequenziale tra lotte e democrazia, che noi abbiamo immaginato e cerchiamo di praticare. Per loro prima viene la costruzione di spazio pubblico e pratiche di democrazia diretta, “neutre”, e da ciò consegue la possibilità del cambiamento. Ed è questa progressione che deve modificare il “sistema” a partire dall’investimento nelle e delle sue istituzioni rappresentative. Chi avrà in ultima analisi ragione? Loro o noi? E chi lo può dire?”.

In serata, dopo aver preso visione di tutto il dibattito scatenatosi in rete, Bifo riprende parola sui 5 Stelle, fenomeno che definisce “ambiguo”. “Non condivido l’idea – scrive Berardi – che il movimento non sia cresciuto per colpa di Grillo – che per parte sua ha appoggiato l’unico movimento che si sia manifestato in Italia, quello No Tav. Al contrario penso che gli studenti e i lavoratori possano trarre energia dal fatto che per la prima volta in Europa si manifesta l’evento capace di mandare il tilt la governance neoliberista e finanzista. Non sono affatto ottimista sul futuro, però lo sono più di quanto lo ero una settimana fa”.

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