Into the Wild è un film che ancora non ho capito.
Mio fratello una volta mi disse: “Se fossi stata tu al posto di Alex in quel film, io non so se avrei preso l’aereo per venirti a recuperare. Uno che fa una cosa così ai propri genitori non ha rispetto di nulla”. Mio fratello è genitore da diversi anni ormai e forse lui mi ha fatto vedere questo film in modo diverso, da un altro punto di vista.
Tutti noi vediamo Supertramp come il figo della situazione che scappa di casa, brucia i soldi, l’intellettuale talmente pieno di sé che pensa di non aver bisogno di nient’altro nella propria vita se non della propria persona. Siamo sicuri che stiamo ammirando la persona giusta?
A tutte le persone che hanno visto questo film sembra rimanere impressa nella mente una sola frase “la felicità è reale solo se condivisa”. Non ci voleva un viaggio di privazioni per capirlo. Chiunque ha fatto un viaggio, qualunque, un viaggio avventuroso in Russia, un gita scolastica a Londra sa che senza i compagni di viaggio l’esperienza non sarebbe stata la stessa. Allora perché le persone si concentrano tanto su quell’ultima frase finale? Che pare essere davvero banale, anche se essenziale per la risoluzione del film.
Una persona che scappa così dalla propria vita è una persona con un disagio interiore enorme, che io non chiamerei ricerca dell’avventura né ricerca del viaggio. Semplicemente disagio e immaturità. Di certo Supetramp ha vissuto, ha vissuto alla grande. Ha visto posti che io forse non vedrò mai nella vita, tutti insieme così in un paio d’anni. Una frase sì mi ha colpito in questo film: “Non si può negare che andare liberi, senza meta, da sempre ci rende euforici. Ha a che fare con l’idea della fuga…” la vera essenza del suo viaggio a mio avviso è tutta racchiusa qui.
 
Il viaggiatore sa dove va, il viaggiatore è preparato e anche se ama l’avventura conosce i paesi, i costumi, i modi di mangiare e di comunicare. Certo, spesso ama improvvisare anche perché un viaggio troppo organizzato sarebbe un viaggio da agenzia turistica. Ma un viaggiatore non scappa. Conosce. Condivide.
 
La frase che amo di più in assoluto di questo film è: “Ti sbagli se pensi che le gioie della vita vengano soprattutto dai rapporti tra le persone. Dio ha messo la felicità dappertutto, è ovunque in tutto ciò di cui possiamo fare esperienza, abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose”. Un viaggiatore lo sa, per questo viaggia. Altrimenti se ne starebbe a casa con i suoi cari senza muoversi.
 
Supertramp, così come rappresentato nel film, non è un viaggiatore, ma un giovane ragazzo con un passato difficile e un presente che non riesce a gestire. La differenza con chi viaggia davvero, per scelta, è abissale. Il desiderio di condivisione, la ricerca del bello e del diverso stanno alla base di ogni esperienza, ma soprattutto l’arricchimento personale e l’apertura mentale fanno del viaggiatore una persona che sa vivere nel mondo e soprattutto sa tornare a casa.
Articolo Precedente

Week end eno-gastronomico a Milano

next
Articolo Successivo

Clamoroso a Berlino: calano i consumi di birra

next