– “Qual è la sua domanda?”

– “Da dove nasce la sua indulgenza?”

– “Che cosa intende dire?”

– “E’ noto che nei dossier della polizia segreta lei ha scoperto i nomi delle duecentosessantatré persone, amici compresi, che la denunciavano regolarmente. Lei e sua moglie avete tuttavia deciso di non rendere pubblici quei nomi, e di non rivalervi su nessuno. Da dove viene questa indulgenza?”

– “E’ perché sono uno scrittore”.

– “Perché, ha qualche importanza?”

– “Uno scrittore non deve guardare soltanto all’azione compiuta dall’uomo di cui scrive. Uno scrittore deve figurarsi la vita di quell’uomo vent’anni prima e vent’anni dopo. Deve vedere i suoi bisnonni, nonni, genitori, figli, nipoti e pronipoti. Deve vederlo prima della sua nascita e dopo la sua morte. A quel punto comprende tutto”

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L’epoca staliniana è ormai precipitata nel passato, coperta di vituperie, caricaturata, condannata, ma rimasta incomprensibile (…). Esaminare la storia con le categorie della giustificazione o della condanna, equivale a eliminare ogni possibilità della sua comprensione (…). Il concetto di criminalità è idea giuridica, o morale, ma non è né idea storica, né sociologica. Esso, per il suo stesso significato, non può essere applicato alle epoche storiche, alle società, a interi popoli”.

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N.B. La prima citazione è un colloquio tra lo scrittore e giornalista polacco Mariusz Szczygiel e Pavel Kohout. (“Fatti il tuo paradiso”, Nottetempo)

La seconda è tratta da “Nashej iunosti polet”, di Aleksandr Zinoviev.

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