Il giorno dopo le dimissioni, respinte dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, sulla vicenda del prefetto Nicola Izzo, presunto regista per un anonimo della gestione illecita degli appalti al Viminale, ritorna ancora il primo poliziotto d’Italia Antonio Manganelli, che nei giorni scorsi aveva espresso fiducia al suo vice. “Non è amato in un mondo dove si trattano appalti: se ci sono in campo venti aziende e una viene accontentata, diciannove restano deluse. E siccome parliamo di soldini consistenti, è facile che ci siano delle reazioni negative”. A margine dell’Assemblea generale dell’Interpol Manganelli ragiona sulla bufera che si addensata sul Dipartimento di Pubblica Sicurezza e sul “corvo” che in una decina di pagine denuncia come marcio il sistema di appalti per gli impianti tecnologici: “Non so se è un attacco – risponde Manganelli ai cronisti -, se lo è merita accertamenti”. E infatti la Procura di Roma che ha aperto un’inchiesta, proprio dopo aver ricevuto dalle mani del ministro e di Manganelli la denuncia, vuole capire chi sia l’autore del dossier. “E’ una eventualità che sventeremo sicuramente” argomenta Managanelli in riferimento alla possibilità che ci siano un piano che vada oltre la denuncia di presunti reati “e del resto Izzo non è persona da sentirsi dimezzata nel lavoro che fa”.

Sulle conseguenze ‘operative’ dell’inchiesta il capo della Polizia chiarisce: “Sarà una valutazione che faremo nei prossimi giorni – spiega – ma tutti devono restare sereni. Se poi la strada condurrà non al rafforzamento della vecchia squadra ma ad un dimezzamento della sua forza, si prenderanno altre decisioni”. “Il corvo? Non so chi sia – prosegue Manganelli – e non so dire se sia una persona in grado di fare attacchi, di buttare fango e nascondersi. Per ora è una lettera anonima“. Frizioni all’interno del sistema di sicurezza? “Lo escludo – assicura il capo della Polizia – la mia squadra è ricca di qualità umane prima ancora che professionali. Così è stata scelta e io ne sono il capo”. Quanto alle dimissioni del vice capo della Polizia, Nicola Izzo, annunciate ieri, “il ministro Cancellieri ha fatto un ragionamento molto semplice: non si possono prendere decisioni sulla base di un anonimo. L’anonimo però dice delle cose, tutte suscettibili di essere accertate, c’è un’inchiesta amministrativa già in corso e una della magistratura per cui abbiamo delle chances di capire molte cose. Quello che capiremo ci suggerirà il seguito”. L’inchiesta interna è aperta almeno da settembre, in pratica da poco dopo l’arrivo sul tavolo del ministro del dossier. “E’ un fatto che è sotto la nostra lente di ingrandimento – ha aggiunto- un tema su cui stiamo facendo un serio approfondimento e accertamenti”. Izzo “certamente resterà al suo posto”. 

Il prefetto era già finito nelle cronache giudiziarie mesi fa; i magistrati della procura di Napoli stanno indagando su Izzo in un filone di inchiesta sugli appalti Finmeccanica. E allo stato gli inquirenti escludono anche qualsiasi punto di contatto tra questa inchiesta e quella sul suicidio, avvenuto nel marzo 2011, nella caserma di Roma di Castro Pretorio, di un funzionario della Polizia, Salvatore Saporito, sparatosi con la pistola d’ordinanza.

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