A stretto giro dal diktat per vietare gli studi di talk show ai suoi militanti, arriva un’invettiva di Beppe Grillo contro i giornalisti tv, colpevoli, scrive il leader del Movimento 5 Stelle sulla sua bacheca Facebook, di esser pagati per trasformare zucche vuote in statisti . “Chiunque sa che i giornalisti televisivi sono lì per grazia ricevuta (e stipendio ricevuto) dai loro editori. E che i loro editori sono i partiti insieme alle lobby che li sostengono. Queste macchiette – incalza – fanno comizi politici (ma il termine antipolitici è più appropriato in quanto fanno gli interessi di gruppi politici o economici) tutti i giorni, dal mattino presto a notte fonda spacciandoli per in…formazione. Uomini di alta e autoproclamata cultura che, dall’alto dei loro valori morali, etici, sociali e soprattutto di appartenenza, sono pagati profumatamente per il servizietto pubblico al Bersani, al Renzi, al Casini di turno”. “Lerner, Fazio, Formigli, per citare solo alcuni della truppa cammellata che imperversa nel piccolo schermo, sono le nuove fate smemorine il cui compito – scrive Grillo – è trasformare delle zucche vuote in statisti e attaccare con qualunque mezzo e ferocia chi mette in discussione il Sistema (del quale sono i pretoriani) e proteggere il loro portafoglio”.

Risponde, sempre dal social network, uno dei diretti interessati, Corrado Formigli, conduttore su La7 di “Piazzapulita”, il programma che il 6 settembre pubblicando un fuorionda del consigliere regionale dell’Emilia Romagna Giovanni Favia, diede il via a tutta la polemica sulla democrazia interna al Movimento 5 Stelle. “Siamo stati accusati prima di essere i portavoce di Grillo, poi di volerlo demolire con l’inchiesta sulla democrazia interna al M5S. In realtà, queste critiche contrapposte dimostrano che con “Piazzapulita” ci siamo limitati a fare il nostro mestiere, raccontare in tutti i suoi aspetti il movimento più nuovo e dirompente della politica italiana – scrive il giornalista su Facebook – Ma in fondo, essere attaccati da un leader politico è per un giornalista un fatto positivo: il segno che ha fatto con onestà il proprio mestiere”.

Laconica risposta da parte di Gad Lerner su Twitter: “Attivisti del Movimento 5 Stelle abituatevi ai divieti. Beppe Grillo non è più il vostro megafono, d’ora in poi dovete chiamarlo capo”.

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