Vorrei parlare di Laura Puppato, e siccome non dedico mai due rubriche di fila allo stesso personaggio, chiedo umilmente perdono e spiego perché: perché sono rimasta affascinata dal procedimento di rimozione mediatica cui è stata sottoposta. Per chi non ha letto la puntata precedente, specifico che Puppato Laura di anni 55, si è proposta come candidata alle primarie, esercitando un suo diritto: appartiene al Pd, ha amministrato con successo un territorio in quota Pd, è una professionista della politica.

La notizia, come dicono i direttori, c’è: è Davide in gonnella contro Golia il vecchio e Golia il giovane, una donna a sparigliare un duello fra maschi, è un volto nuovo (ben più del già inflazionato Renzi), però nessuna testata, dai telegiornali Rai, Mediaset, Sky alla Gazzetta del Sud, nel corso dell’ininterrotto chiacchiericcio intorno alle primarie, l’ha mai nominata. Mai. Neppure una volta. Neppure per dire che non ha chance. O, come ha scritto Maria Teresa Meli su 27ora, per dire che è e resterà soltanto “una portatrice di voti e cappuccini” al capo, nel tipico rapporto ancillare cui sono relegate le femmine. La Meli e la De Gregorio hanno parlato. Tutto il resto è silenzio. Un silenzio bulgaro, totalitario, innaturale. Chi ha paura di Laura Puppato? Nessuno? Allora scusate: si tratta del consueto disprezzo.

Il Fatto Quotidiano, 16 settembre 2012
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