Capisco che le notizie di cronaca a volte bisogna “strillarle” un po’. Succede anche nei migliori giornali. Ma bisognerebbe almeno evitare il ridicolo…e soprattutto non lasciarsi trasportare da voli pindarici che occultano il fatto dietro fantasiose interpretazioni e psicologismi d’accatto.

Il fatto è noto (in questi giorni ha occupato molte colonne sulla stampa quotidiana) ed è il seguente: un tale, Daniele Ughetto Piampaschet, è stato arrestato per omicidio. I Carabinieri lo accusano di aver ucciso e gettato nel Po una prostituta nigeriana. E fin qui niente d’insolito, purtroppo: l’ennesimo femminicidio (una parola ormai entrata nell’uso comune). Fra i due, a quanto pare, si era instaurata quella tipica relazione che fa scattare nel maschio la voglia di uccidere: lui voleva averla tutta per sé, lei voleva continuare a vivere per conto suo. E a modo suo. Insomma, non voleva essere redenta da quel “bravo” signore. Che invece aveva una “missione” da compiere: “salvare” dalla strada le prostitute nigeriane. A quanto dicono, ci aveva già provato con altre, ma inutilmente. E anche Anthonia Egbuna gli aveva detto di no. E’ stato quest’ultimo ‘affronto’ a trasformare il ‘redentore’ in (presunto) assassino? Lo sapremo al processo. 

Ma intanto il caso ha preso una piega inaspettata. Perché i carabinieri, mentre perquisivano la casa dell’accusato, hanno trovato un manoscritto. Anche qui, niente d’insolito: si tratta di quel famoso ‘romanzo nel cassetto’ che milioni di persone tengono sotto chiave a casa loro. Solo che questo racconta la storia di un uomo rifiutato da una donna. Un uomo che si vendica uccidendo ‘l’amata’ (ancora dicono così, confondendo l’amore con il possesso) e uccidendosi. E allora ecco i titoli dei giornali: “Scrittore incastrato dal suo libro”, “Letteratura e cronaca nera intrecciate a Torino nell’omicidio di una prostituta”, “Scrittore uccide una prostituta e lo racconta in un libro”. E giù analisi e disquisizioni sull’incerto confine tra finzione e realtà, tra vita e scrittura e via discorrendo. Il vice-direttore del Foglio, a Linea notte, scomoda addirittura il dramma di ‘Eros e Thanatos’… 

Ma cari signori! Va bene che ormai la qualifica di “scrittore” non la si nega a nessuno, ma non stiamo un po’ esagerando? O forse… forse… E’ solo un sospetto, naturalmente, ma non è che stiamo confondendo le acque pur di non ripetere quella terribile parola, femminicidio?

In ogni modo, se il processo confermasse le accuse, bisognerà dire che la povera Anthonia Egbuna aveva ragione: mai fidarsi dei “redentori”! Perché, come sosteneva Simone Weil, il vero nemico è quello “che dice di essere il nostro salvatore e fa di noi degli schiavi”. O dei morti per fuoco “amico”. Anzi, per fuoco “amoroso”.
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