In Emilia, nelle zone terremotate, la scuola non è finita. E’ stata interrotta il 20 maggio scorso. Senza nessuna festa di fine anno scolastico. Sono appena tornato da Cavezzo, Finale Emilia, Crevalcore, Massa Finalese: paesi fino a qualche settimana fa sconosciuti o quasi. Mirandola era nota solo per Giovanni Pico. Luoghi che ricordano la mia pianura padana con scuole di campagna costruite tra il 1940 e il 1974 (40,4% in Emilia secondo il XII rapporto 2011 di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica) con gravi danni, crepe in classi, ormai inagibili come la maggior parte dei centri storici di queste realtà. Una tragedia inevitabile dal momento che il 32, 10% delle scuole emiliane è costruito in zona sismica.

A Cavezzo 250 alunni che facevano lezione in via Vittorio Veneto, non potranno a settembre rientrare in classe ma probabilmente andranno in una struttura di legno allestita nel piazzale del mercato. E non avranno più per lungo tempo nemmeno la loro biblioteca, la loro chiesa crollata. A Mirandola la scuola elementare è in parte distrutta. Sabato prossimo presso la tenda della mensa allestita nel campo del giardino delle Scuole Medie i genitori della primaria di San Felice potranno visionare le schede di valutazione. Non c’è più nulla di normale.

“I bambini qui – mi racconta Gian Luca Viaggi di Mani Tese – ormai parlano di magnitudo, di sciame sismico”. E’ cambiato il loro dizionario. A settembre non avranno bisogno solo di strutture ma di personal computer, di nuove cartine geografiche, di libri che non troveranno più nelle loro biblioteche, di arredi adatti. La gara della solidarietà non può riguardare solo il parmigiano reggiano. L’ufficio scolastico regionale per l’Emilia Romagna ha lanciato la campagna “Adotta una scuola” hanno aperto un indirizzo di posta elettronica adottaunascuola@istruzioneer.it dove raccolgono le proposte di solidarietà e le indirizzano alle scuole del cratere, creando un canale effettivo di comunicazione. I risultati non mancano: la classe quinta C della scuola primaria di Trezzano sul Naviglio ha adottato l’istituto comprensivo Carpi Nord; il liceo Manfredo Fanti di Carpi (MO) è stato adottato dalla scuola secondaria Pacifici e De Magistris di Sezze; la direzione didattica di Mirandola (MO) è stata adottata dalla 3A Elementare del Convitto Nazionale di Palermo; l’istituto comprensivo 18 di Bologna ha adottato quello di Crevalcore.

Toccherà ad ognuna delle nostre scuole, non solo ora ma a settembre, fare la propria parte per non abbandonare l’Emilia. E riflettere su un dato: secondo il Rapporto di Legambiente il 20,13% delle scuole al nord, il 54,07% di quelle al centro e il 49,9% delle strutture al sud sono a rischio sismico

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