Rispondo ai molti messaggi sul blog che, siccome non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire né peggior cieco di chi non vuol vedere, mi accusano di aver scritto il falso a proposito dell’informativa della Guardia di Finanza su Gigi Buffon, che metto a disposizione di chi vuole leggerla, e delle dichiarazioni di Antonio Conte.
– E’ vero che nessuna sentenza ha ancora accertato se Buffon abbia versato tutti quei soldi alla nota tabaccheria di Parma per scommettere e, in quel caso, se puntasse su partite di calcio (violando il divieto del codice sportivo) o su altri eventi (restando nella legalità). Ma la Procura di Torino, nella lettera di trasmissione del rapporto a quella di Cremona, firmata dal pm Cesare Parodi, afferma di ritenere che quelle “ingenti somme di denaro”, per le modalità dei versamenti e per le giustificazioni diverse e in parte contraddittorie (tutela del patrimonio personale, operazioni immobiliari, acquisto di orologi) date dai legali di Buffon quando mesi fa furono informati dell’indagine, Buffon le abbia “utilizzate per scommesse presentate avvalendosi di soggetti terzi”. Quindi è falso che la Guardia di Finanza e la Procura di Torino o altre autorità escludano l’uso del denaro a fini di scommesse: anzi affermano esattamente il contrario (nell’informativa la parola scommesse è citata un bel po’ di volte, e solo l’esistenza di scommesse giustifica la trasmissione degli atti alla Procura di Cremona, che sul calcioscommesse indaga e dove altri atti presentano Buffon come uno scommettitore). Siccome faccio il giornalista e non il giudice, e siccome Buffon fu già beccato a scommettere nel 2006 (procedimento archiviato perché non si dimostrò che scommettesse anche su partite del calcio italiano), ho tutto il diritto di parlare di “scommesse di Buffon”, come ho fatto, anche se ho precisato che al momento non si sa su cosa avvenissero le puntate (che potrebbero anche essere lecite, sia per la giustizia ordinaria sia per quella sportiva).
– So bene che Conte non ha detto che voleva essere avvertito della perquisizione: ha detto che si aspettava che la Procura di Cremona lo convocasse, a sua richiesta, prima di indagarlo e prima di perquisirlo. Purtroppo non sa, e i suoi legali non l’hanno informato, che i pm indagano quando sono in presenza di una notizia di reato (le accuse di un ex calciatore del Siena a Conte) e non sono affatto tenuti a interrogare l’indagato quando lo chiede lui. Anzi, per il bene delle indagini, tengono segreto il registro degli indagati se hanno intenzione di compiere atti a sorpresa, cioè all’insaputa di quello e di altri indagati o indagabili: come, appunto, le perquisizioni o le intercettazioni. Avvertire un indagato che è indagato o interrogarlo sugli elementi di accusa significa metterlo sull’avviso e vanificare l’esito di perquisizioni e intercettazioni. Per questo Conte non è stato sentito prima di essere indagato e perquisito. Se fosse stato sentito, l’effetto sarebbe stato appunto quello che ho descritto: teoricamente avrebbe potuto, se intercettato, non parlare al telefono di vicende oggetto di indagine e, se perquisito, anticipare il blitz facendo sparire eventuale materiale compromettente e utile all’indagine.
Se poi qualcuno pretende un Codice di procedura penale speciale, “ad Juventutem”, non so che farci. Vuol dire che il berlusconismo è sempre vivo e lotta insieme a noi, anzi a loro.
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