“Noi abbiamo un paese con una Costituzione che non consente di governare”. E’ l’esordio di Silvio Berlusconi, che a Roma ha ricevuto il premio Guido Carli, in memoria del governatore della Banca d’Italia (nel periodo, tra l’altro, in iniziò il durissimo scontro tra l’istituto e il piduista Michele Sindona per il crac della Banca privata italiana). Berlusconi, dimessosi nel novembre scorso per l’incapacità del suo governo di affrontare la crisi economica, ha vinto il riconoscimento nella categoria “politica”. Ad assegnarglielo, in questa terza edizione, una giuria composta tra gli altri da Gianni Letta (presidente), Antonio Martusciello, Giovanni Minoli, Mario Orfeo, Barbara Palombelli e Antonello Piroso.
Berlusconi ha ribadito la necessità di riformare “l’architettura istituzionale italiana”, spiegando di aver accettato di dimettersi da presidente del consiglio “perché mi è stata offerta la possibilità di sedermi insieme all’opposizione per fare le riforme”. Senza le quali, ha avvertito, “bisogna trovare l’accordo con i piccoli partiti come il 5% di Grillo, il 4% di Casini, il 2% dell’Idv e il 9% di Bossi”. Il problema, ha denunciato, è che questi piccoli partiti “agiscono non per l’interesse comune, ma guardando spesso al proprio interesse particolare, che coincide con l’interesse dei propri leader”.
Tra le cause dell’ingovernabilità, Berlusconi ha annoverato la Corte costituzionale, diventata “un organo politico della sinistra”, e ha lamentato la presenza, al Quirinale, di “una serie di tecnici che con la lente di ingrandimento esamina i dettagli della legge in base ai profili di incostituzionalità”. Così leggi già approvate rischiano di “tornare alle Camere”.
Il premio per la categoria “giornalismo” è andato a Vittorio Feltri. Tra i soci del premio, oltre ai nipoti di Guido e Maria Carli, figurano Gianni Alemanno, Gabriella Buontempo (già moglie di Italo Bocchino), Barbara Palombelli.