Quando ero cinno, nella cupa Bologna degli orribili anni settanta, andavo a scuola a piedi. Pensate che dalla terza, quarta elementare in poi, ci andavo da solo senza che nessuno mi accompagnasse.  E dire che in giro c’erano le brigate rosse, i carrarmati in Piazza Verdi, i drogati da cui si dovevano rifiutare le caramelle (mai incontrato uno), l’austeriti e tanti altri orrori del mondo, ma il clima di terrore era molto più soft di quello che si respira adesso in questo periodo di pre-crisi. Sarà che eravamo dei cinni e non capivamo un cazzo (adesso non è che siamo messi tanto meglio) e la percezione era diversa, sarà che solo un deficiente si sarebbe fatto accompagnare a scuola in auto dai genitori per fare trecento metri. Va detto che un cretinetti con il SUV (all’epoca si chiamava GIP o GIPPONE) c’era già , ma quello era un riccastro, un poveretto figlio di bottegai del centro che al grido di arbaitmactfrai si arricchivano a dismisura nel disinteresse generale di noi  cinni pop che giocavamo in strada dalla mattina alla sera e lui in negozio.

Alle medie era diverso. I tragitti si facevano più lunghi e bisognava prendere l’autobus o la bici, i più fortunati a piedi. Pochissimi i cinni accompagnati in auto da genitori separati. Diciamo che  si era più autonomi. Stessa storia alle superiori, con bus, bici, ciao, sì, vespa 50, 125, cagiva etc.
Piedi, mezzo pubblico e due ruote , questa era la mobilità bolognese cinnesca. A nessun adulto sarebbe mai passato per la testa di andare in centro in macchina, il centro andava raggiunto con altri mezzi e vissuto a piedi. Una specie di dogma. Poi, senza accorgerci di nulla, tutto è cambiato, l’automobile ha preso sempre più spazio nelle vite dei bolognesi e nel corso degli anni si è creato il trend di voler andare in Piazza Maggiore parcheggiando in Via Rizzoli, massimo Via Ugo Bassi.

Per contrastare questo desiderio sono state installate telecamere bonaccione, nel senso che non sono attive 24 ore su 24, ma con orari. “La sera si può, qualche sabato si, qualcuno, no, così facciamo contenti tutti” sentenzia l’assessore di turno. Risultato: non è contento nessuno (come di solito accade quando si vuol far contenti tutti) e chi a visitare la città si prende un casino di multe e non torna più.

A Bologna si prova ciclicamente a chiudere il centro alle auto, ma poi succede sempre qualcosa e lo si riapre. Tanti anni fa, qualcuno riuscì a pedonalizzare Via Indipendenza chiudendola con delle fioriere unite alla base da una catena per ostruire il passaggio a eventuali ingressi truffaldini con automobili, ma una sera, la tragedia:  un  umarell in bicicletta non si accorge della catena, ci va contro, sbatte la testa sull’asfalto e muore. Poveretto. “Le catene sono pericolose” gridò il bottegaio di turno. “E’ vero” dissero tutti gli altri. “Più auto in centro, meno Beppe Maniglia in Piazza” dissero un po’ di qua e un po’ di là prima delle elezioni. Risultato: la situazione attuale con le solite discussioni. Apriamo. Chiudiamo. Semiapriamo. Semichiudiamo.
E ridendo e scherzando siamo arrivati al 2012. Le ultime frontiere del centro da vivere a piedi si chiamano T-Days che fa molto figo dire così per indicare che il sabato e la domenica non si va in auto in centro per Via Rizzoli, Indipendenza, Ugo Bassi. “Durante i T Days è possibile camminare liberamente attraverso la T, perdendosi tra le vetrine, i monumenti, le botteghe, le piazze, i musei e i mercati cittadini, scoprendo la città da una nuova e piacevole prospettiva” si legge sul sito di questa iniziativa che dovrebbe essere normalissima e applicata tutti i giorni senza troppi clamori, ma normalissima evidentemente non lo è visto che il sindaco dal 12 maggio 2012 imporrà con la forza, come si usa di questi tempi, la chiusura della zona del centro di Bologna dove (tra le vetrine) non si perde neanche un bambino.

E i bolognesi obbediscono e polemizzano con qualche variante di pensiero  “Non ci sono abbastanza parcheggi vicini al centro”. Ma come? E’ pieno di parcheggi. Diciamo invece le cose come stanno “Non vogliamo pagare il parcheggio perchè è troppo caro” che è tipico ragionamento dell’indigandos bolognese che quando va a devastarsi all’October Fest per il ponte di San Petroniosi si esalta dei parcheggi di Monaco e poi si lamenta che a Bologna non ci sono parcheggi. E’ probabile che  non sappia della loro esistenza. Forse è anche questo uno dei punti chiave: il bolognese periferico o interlandiano in centro ci va poco, va altrove e da aprile, se il tempo si sistema, tutti i fine settimana se ne andrà al mare alla faccia dei T-Days di maggio giugno luglio agosto che saranno la gioia di chi bolognese non è e che apprezzerà. Se ne riparlerà dopo la Festa dell’Unità al Parco Nord. Forse.

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