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Produzione industriale, la macchina del tempo ci porta agli anni Novanta

Dopo il crollo di fine 2008, è iniziata una risalita lentissima, interrotta nel secondo semestre del 2011 con il terribile uno-due dell'esplosione del rischio sovrano sul nostro paese e del credit crunch bancario. Il risultato è che oggi siamo ad un livello di produzione industriale che è all'incirca quello di vent'anni addietro
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Quello qui sotto è il grafico della produzione industriale italiana, espresso in termini di livello del numero indice, così come elaborato da Istat. La serie attualmente in uso ha valore 100 al 2005 (quando il numero indice è stato convenzionalmente posto al valore di 100), e qui è stata retrocalcolata al 1990, anno di inizio delle rilevazioni.
Produzione industriale italiana (livello)

Come si può osservare, dopo il crash di fine 2008 (quello da cui dovevamo notoriamente uscire meglio di altri), è iniziata una risalita lentissima, interrotta nel secondo semestre del 2011 con il terribile uno-due dell’esplosione del rischio sovrano sul nostro paese e del credit crunchbancario. Il risultato è che oggi siamo ad un livello di produzione industriale che è all’incirca quello di vent’anni addietro. Fanno circa ottanta trimestri di macchina del tempo retrograda, per gli amanti della fiction. Il rallentamento della manifattura europea rischia di trasformarsi per il nostro paese in un nuovo, pesante double dip. I dati di ordini e fatturato dell’industria a gennaio, pubblicati ieri da Istat, confermano la picchiata in corso, relativamente soprattutto a domanda domestica e beni durevoli. Quadro confermato dall’impennata di richieste per cassa integrazione a inizio anno. Come possa il Paese riuscire a centrare gli obiettivi di consolidamento di bilancio con una recessione che si sta approfondendo di mese in mese, resta un mistero.

Per ora il gettito fiscale aggiuntivo resta relativamente anelastico a variazioni negative di reddito, visto l’elevato contenuto patrimoniale dell’ultima manovra correttiva (immobili, dossier titoli e depositi bancari), ma se la situazione non dovesse migliorare in tempi ragionevoli, il nuovo buco nei conti pubblici dovrà essere colmato con misure aggiuntive. Forse non è un caso che il governo, per bocca del viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, abbia suggerito che l’aumento Iva, da ottobre, ci sarà comunque, vanificando le speranze, suggerite dallo stesso premier, che il riordino delle agevolazioni fiscali potesse bastare. Sempre più, in assenza di crescita, siamo destinati a divorare noi stessi ed il nostro patrimonio. Resteremo solvibili a lungo, ma al termine dell’aggiustamento saremo un popolo decisamente impoverito.
Produzione industriale tedesca (livello)

In caso foste curiosi di verificare il comportamento dell’analogo dato tedesco, dopo aver ritoccato il massimo storico la scorsa estate, ora è in corso un ripiegamento, ma giudicate voi (a parità di crollo) di cosa stiamo parlando. Ma certi confronti è inutile farli.

Twitter: @phastidio

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