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Taglio dell’Irpef col gettito dell’evasione. Il piano di Monti per i redditi più bassi

L'esecutivo punta ad abbassare la prima aliquota dal 23 al 20%. Fondo speciale per le detrazioni fiscali e diminuzione delle agevolazioni, senza penalizzare però famiglie e pensionati. Aumento dell'Iva possibile ma da scongiurare
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Il governo accelera sulla riforma fiscale e punta ai proventi dell’evasione per il taglio delle tasse e l’aumento delle detrazioni, specie per i ceti meno abbienti. Infatti metà degli 11 miliardi di gettito recuperati dai controlli della Guardia di finanza verrà utilizzata per alleggerire l’imposta sul reddito di tre punti per la prima aliquota, abbassandola dal 23 al 20%.

A trarre vantaggio dalla variazione dell’imposta saranno i contribuenti con un reddito compreso tra i 7 e i 15mila euro. Oltre al taglio dell’Irpef, l’esecutivo intende intervenire sulle detrazioni fiscali, anch’esse finanziate dai proventi recuperati dall’evasione, da fare confluire in un Fondo da cui attingere successivamente.

Quello di Monti è un piano già anticipato dalla risonanza del blitz di fine anno a Cortina e dai recenti controlli anti evasori a Curmayeur e Sanremo, che miravano a evidenziare l’interesse del governo per un controllo reale ed efficace sui versamenti previsti dalla legge.

Alla diminuzione dell’Irpef e all’aumento delle detrazioni si aggiungono però la scrematura delle 720 tipologie di agevolazioni fiscali di cui oggi godono famiglie e imprese che oggi costano allo Stato 161 miliardi di euro. A differenza però del governo Berlusconi, che con Tremonti aveva parlato di un taglio orizzontale del 5% nel 2013 e del 20% nel 2014, Monti sta elaborando una serie di categorie e detrazioni “intoccabili” che riguardano famiglie e pensionati, anche se l’intervento sarà comunque significativo.

Tra le possibili misure al vaglio dell’esecutivo, è incluso pure l’aumento dell’Iva anche se, visto il clima di recessione, è da scongiurare.  Sarà infatti messo a punto solo se non verranno recuperati 4 miliardi di euro nel 2012 e 16 nel 2013  attraverso il taglio alla spesa e la riforma fiscale. In questo caso l’imposta sul valore aggiunto potrebbe subire un aumento dell’aliquota intermedia da 10 al 12% e di quella più alta dal 21 al 23%. Un provvedimento che inciderebbe in maniera sensibile su famiglie e imprese, determinando una contrazione dei consumi.

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